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Progetto Aversa Diversa
 

VICENDE ECCLESIASTICHE
Papa Bergoglio: quale via? Luigi Alviggi

Jorge Mario Bergoglio, argentino di Buenos Aires nato nel 1936 è
il 266° successore dell’apostolo Pietro come vicario di Cristo in terra e
vescovo di Roma. È il primo papa americano e gesuita della storia della Chiesa.
Il primo viaggio da Papa fuori delle mura vaticane lo ha effettuato a
Lampedusa, l’isola che per la sua posizione è il primo approdo di miseri
emigranti in cerca di patria, che rischiano seriamente la vita nella speranza
di un domani migliore, e purtroppo tanti di loro nel viaggio sono scomparsi in
mare. In Brasile a Rio de Janeiro la 28° Giornata Mondiale della Gioventù: ovunque,
un bagno di folla plaudente accoglie il massimo prelato della Cristianità,
conquistata dalla figura aperta, dal nuovo corso inaugurato nella condotta
papale, dai discorsi ispirati al più puro spirito evangelico. >>>continua>>>

 

Questo supremo Vescovo già nella scelta del nome si è riferito
ad una visione della Chiesa come luogo lontano da ogni orpello, ascetico nella
forma e nella sostanza, con un evidente rimando ai precetti francescani delle
più totali povertà e rinuncia, a beneficio dei tanti, troppi, fratelli che in
quest’epoca di diffuso benessere nel mondo occidentale ancora soffrono la fame
e la privazione delle necessità primarie per un’esistenza accettabile.

 

La figura del poverello d’Assisi, sotto questo profilo, è certo
una delle più icastiche dell’intera agiografia cattolica. Bergoglio ha dichiarato
di aspirare ad “una Chiesa povera e per i
poveri
“. È un uomo dai forti ideali, dalla coscienza intemerata, dalla
condotta ammirevole, e con piglio deciso si va imponendo col suo austero stile
di vita alla sterminata massa degli oltre un miliardo di cattolici nel mondo.

 

Sono passati ben venti secoli dal martirio di Cristo e poco meno
dalle parole dell’evangelista Luca con riferimento a quanto Gesù disse ai Suoi
apostoli: “vi mando come agnelli in mezzo
ai lupi
“. Qui la riflessione si impone perché il vero cancro delle nazioni
odierne è la potenza delle corporazioni di ogni tipo che, gelose dei privilegi
acquisiti negli anni e sorde ad ogni rinuncia, abortiscono sul nascere quei
progetti e quelle idee che vengono promossi da uomini di buona volontà per
migliorare la qualità generale della vita umana. E l’Italia ne è esempio
primario, non solo nell’oggi ma da fin troppo tempo.

 

Papa
Francesco che ascende solitario, rischiando di cadere, sulla scaletta
dell’aereo che lo porterà in Brasile, è una figura umile quanto si vuole ma
scollata dal contesto della tradizione e (consentitemi) con un che di
derelitto. Trasporta con fatica una valigetta, nera per di più (ma non dovrebbe
il nero essere bandito dal corredo papale?) e questo nero è pugno nell’occhio e
richiama alla mente quella maglia nera (lui, poi, tedesco!) che sbucava, come
bracciali ai polsi, dalle maniche immacolate della veste papale quando Joseph
Ratzinger si affacciò il 19 aprile 2005 dalla loggia di San Pietro per la prima
benedizione Urbi et Orbi dopo l’elezione a Sommo Pontefice come Benedetto XVI.
E stupisce, dal video relativo di Francesco, la scarsità di figure in abito
talare presenti e poi partite con lui da Fiumicino – tre se ho ben visto, due
con berretta rossa (una il cardinal Sodano, Segretario di Stato) ed una cremisi
– nel nugolo di politici, il premier Letta in primis. Bergoglio s’è infilato
nell’aereo senza voltarsi per salutare.

 

Ma
l’immagine emblematica di una qualche discontinuità è certo quella del concerto
programmato in suo onore nell’Aula Paolo VI, in cui una bianca sedia vuota fece
bella mostra di sé al centro del parterre gremito di alti prelati, politici e
vip di stagione. Quella sedia vuota è l’ombra di una Sede Vacante permanente,
in cui l’appartamento papale è chiuso, l’Angelus domenicale con affaccio dalla
finestra di Piazza S. Pietro fa parte del passato, il Papa si reca di persona a
pagare i propri conti, si fa la valigia da solo, ha l’anello piscatorio dorato,
e così via. Ora, fatti meritori senz’altro, e che valgono a scuotere l’opinione
pubblica diffondendo a profusione messaggi di un apostolo di Dio  austero, aperto al prossimo, lontano da ogni
fasto relativo alla carica, pronto a sacrifici di ogni tipo per il maggior
benessere collettivo. Un punto però si impone: può un Papa operare alla stregua
di un qualsiasi parroco? Possono svanire nel vento venti secoli di papato, in
qualche caso discutibili, ma pur sempre testimonianza di una Storia con la S
maiuscola, ricca di pagine sante e gloriose? La residenza Domus Sanctae Marthae
nella quale Francesco risiede, dopo esservi stato ospitato come uno dei
cardinali dell’ultimo Conclave, può rimanere quale sede del Papa in carica?

 

 Le rivoluzioni richiedono una forza che non
può venire espressa da un uomo solo, per quanto valido egli possa essere,
specie quando intendono scuotere un conglomerato stratificato nei secoli, ricco
di privilegi e prebende e, nel caso, un po’ dimentico di alcuni basilari
precetti cristiani. Il vertice non può conoscere tutti quelli che affollano i
piani inferiori. Deve rimettersi a suggerimenti e consigli di quanti gli sono
intorno, sperando – su queste basi – di effettuare scelte oculate e meritorie.
E qualcosa sembra già aver vacillato in scelte effettuate dal Papa con piena, anche
se non ben fondata, convinzione. Il potere dei gruppi sovrasta i singoli. È il
mezzo con il quale, bene o male, la civiltà è progredita, sancendo anche
l’ascesa biologica della specie “homo
sapiens
sapiens“. Entrare nel
gruppo e nei suoi favori, specie se esso è di antica formazione, significa
integrarsi nel contesto, rispettarne le espressioni esterne, pur superflue
quanto si vuole, ma che servono a rassicurare il gruppo stesso su continuità e
validità proprie, inalterate nell’oggi e fondative per il domani. Occorre farne
parte, malleabili all’ingresso, cauti nell’incedere, decisi nell’operare, ma pur
sempre dall’interno. Il gruppo si chiude a riccio e reagisce di fronte a un qualsiasi
attacco esterno. Trovarsi soli a difendere la roccaforte è compito improbo, al
di sopra delle umane capacità.

 

Il
Signore conceda a Papa Francesco la forza necessaria, e schiuda la possibilità
di realizzare nel concreto le grandi aspirazioni che sorreggono ed innalzano
questo Pontefice sopra la moltitudine di prelati vaganti all’interno delle mura
che da oltre un millennio – le prime risalgono al IX secolo – circondano la
Città del Vaticano, e ne custodiscono le mille facce, non sempre palesi,  della sua storia.


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