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Quanto è bella la monnezza... Luigi Alviggi

monnezza.jpgAncora un articolo sulla monnezza? Ebbene sì - cari amici - mi permetto anch’io di far sentire la mia nella marea di voci che si stanno levando, non solo in Italia ma nel mondo, su questa che, se non fosse un’immane tragedia, potrebbe anche farci ridere o almeno sorridere, perché essere sommersi dai propri rifiuti è qualcosa che rasenta una delle più apocalittiche e grottesche vicende immaginabili dalla mente umana.
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Come sapete, Napoli è una città i cui abitanti si aggirano sul milione di unità, l’intera Campania ha quasi sei milioni di residenti. La Lombardia, la regione più popolosa d’Italia, è oltre i nove milioni. Nel mondo molte metropoli superano i dieci milioni di abitanti: Tokyo (28), Città del Messico (18), New York (17) e così via. In Europa, Parigi – la più grande - sfiora i 10 milioni di abitanti. Nessuna di queste metropoli conosce il problema dei rifiuti. Questo è detto per sgombrare subito il campo dal problema della densità abitativa. E allora? È chiaro che il problema nasce da lontano, dai tanti anni (15, 20, 25? chi più ne vuole, più ne metta) in cui – come spesso accade sotto il bel sole italico – non si è minimamente pianificato né progettato con riferimento al futuro, e questo non riguarda solo il settore dei rifiuti solidi urbani, purtroppo. Ma non divaghiamo, allo stato è perfettamente inutile guardare alla responsabilità dei nostri governanti locali, sicuramente gravati da molte colpe anche se fanno di tutto per farci credere il contrario! È il momento di agire, anche se questo non è assolutamente facile, né di semplice attuazione. Io credo sia indispensabile e fortemente auspicabile - per noi cittadini di questa sfortunata regione - MUTARE RADICALMENTE il nostro punto di vista. L’immondizia è vista dalla stragrande maggioranza dei nostri corregionali come una maledizione, una iattura terribile che bisogna ad ogni costo tener lontana dal proprio uscio. Gli americani usano la sigla NIMBY - cioè “Not In My Back Yard”, non nel mio giardino - per indicare un comportamento del genere. Nello specifico, quello retrostante l’abitazione: nei paesi anglosassoni, difatti, moltissime famiglie vivono in villette unifamiliari in cui un piccolo giardino si trova dietro la casa. Tale condotta è senz’altro giustificabile e comprensibile, perlomeno ad un primo approccio al problema. Tutti vorremmo vivere in mezzo al verde, e respirare perennemente profumo di boschi e di fiori, quest’ultimo a primavera, effluvi che diventano sempre più rari tra incendi estivi ed inquinamenti vari, ma anche questo è malaffare che tutti conosciamo. Orbene, perché non riflettiamo che la monnezza è l’unica GRANDE ricchezza allo stato esistente in enorme quantità nella nostra regione, e per giunta ampiamente disponibile giacché nessuno la vuole! Le grandi città che citavo prima hanno tutte un sistema di smaltimento rifiuti che funziona a dovere, e si avrebbe l’enorme vantaggio, per chi partisse adesso e FACESSE LE COSE PER BENE, di poter sfruttare gli ultimi sviluppi della tecnica nel settore, ottenendo impianti di trattamento che sfiorano l’ INQUINAMENTO NULLO! Facciamo per comodità, e per migliore comprensione di tutti, due conti. In Campania esistono diversi milioni di tonnellate di spazzatura da trattare: 10, 15,20? È un mistero! Siamo conservativi, diciamo dieci. La cosiddetta ecoballa ha un peso di circa 1,2 tonnellate. Dunque, dividendo dieci milioni per 1,2 si ottengono oltre otto milioni di ecoballe, pronte da smaltire, oltre tutte quelle che debbono/dovranno uscire dai centri di confezionamento rifiuti (CdR), al momento non quantificate. La monnezza, difatti, non si ferma mai e cresce ogni giorno che il Signore manda sulla terra, con un invidiabile processo di accrescimento. Poiché ogni anno ciascun cittadino campano produce – dicono le statistiche – sui 400 chili di monnezza (benedico, e poi dicono che siamo sottosviluppati!), possiamo contare su un gettito in questo arduo settore di oltre due milioni di tonnellate di spazzatura annue. Un impianto inceneritore potente riesce oggi a trattare molto più di seicentomila tonnellate di rifiuti annuo. C’è di che vivere superriccamente per anni per molti impianti di trattamento! Ma restiamo nel campo del troppo già accumulato nei vari siti. Se è vero - come dicono, e non abbiamo motivo per non crederci – che ogni ecoballa mandata all’estero ci costa duecento euro, otteniamo la “risibile” cifra di 8.000.000 x 200, cioè 1,6 miliardi di euro pronti in cassa, equivalenti a tremilacento miliardi delle vecchie lirette. Non conosco le cifre del Comune di Aversa ma, per capirci, questa cifra SUPERA il bilancio annuale della Città di Napoli. Un fiume incredibile di denaro invaderebbe le casse del Comune che volesse “scordarsi” dell’abusato punto di vista del NIMBY. Certo, più fattibile è la prospettiva che gli impianti di trattamento siano multipli, in differenti Comuni, ma, anche divisa, resta pur sempre un’appetosissima gigantesca torta che, al momento, nessuno vuole dividersi. L’oggi insuperabile problema delle discariche svanirebbe nell’istante in cui si cominciassero a smaltire efficientemente le ecoballe in giacenza. Certo, non mancherebbero i problemi. Vediamone i più importanti. Purtroppo nelle ecoballe già confezionate può trovarsi di tutto, grazie al solito pressappochismo nostrano e, sicuramente, non solo a quello. Occorre un’opera preliminare di verifica della loro consistenza, e dunque non basterà solo un impianto inceneritore ma si deve pensare ad una vera FILIERA, cioè un insieme di macchinari e fasi per il riconfezionamento e smaltimento integrale dei rifiuti. Questo aggrava il discorso investimenti preliminari necessari per attuare il ciclo di trattamento completo ma, per gli investitori – a parte possibili finanziamenti pubblici e/o comunitari – si tratterebbe comunque di un affare tutto d’oro. Bisognerebbe poi incaricare una impresa molto veloce nelle costruzioni, che abbia tempi di realizzazione giapponesi e non sudisti. In un anno l’impianto potrebbe decisamente vedere la luce. Il Comitato di Gestione (o Consiglio di Amministrazione che sia) dovrebbe essere apolitico e costituito SOLTANTO da tecnici davvero qualificati, nominati dagli Enti Locali per questo motivo e non per il loro colore politico, tecnici che agli Enti stessi fornirebbero un rendiconto gestionale annuo. È fondamentale, per il corretto esercizio dell’impianto, assicurarne la verifica costante da parte di un Laboratorio, universitario o qualsivoglia PURCHÉ NON LOCALE, che assicuri il monitoraggio frequente delle emissioni in atmosfera. Questo garantisce la cittadinanza che il processo in svolgimento rimane quello dichiarato inizialmente, e non vi siano derive pericolose per la salute di quanti vi vivono vicino. Sarà poi indispensabile, come viene ribadito da ogni parte, potenziare la raccolta differenziata che da noi, inaugurata solo pochi anni fa, viaggia faticosamente poco oltre il 10% (il 13%?) mentre in alcune città supera il 30% e si può porre il traguardo del 40% come risultato ottenibile, con vantaggi pratici incalcolabili. Ma abbiamo parlato solo del profitto economico. Un inceneritore - o termovalorizzatore, come anche viene chiamato - causa altri validissimi effetti. Produzione di posti di lavoro locali – nell’ordine di diverse centinaia, a voler essere conservativi – a tutti i livelli, dagli operai ai quadri tecnici più elevati. Produzione di energia elettrica, di acqua calda, di fertilizzanti, ecc. Tutti prodotti che forniscono altri ricavi economici che andrebbero riversati come esenzioni e benefici sui cittadini del Comune che decidesse di adottarlo: esenzione dall’ICI, energia elettrica gratuita, impianti di acqua calda pubblici, rimozione dei rifiuti gratuita, parcheggi franchi, investimenti in edilizia popolare e verde pubblico. La lista può essere lunga, ed esistono Comuni in cui questi benefici sono già oggi realtà per i propri cittadini. NON STIAMO PARLANDO DI UTOPIE! Innumerevoli città nel mondo hanno impianti di trattamento rifiuti prossimi alla zona urbana. In Italia basti ricordare Milano (ne ha tre, uno è il più potente d’Italia), Bolzano, Trento, Brescia, Messina, e tante altre. Roma ne sta costruendo due a Colleferro. Gestire i rifiuti da noi significa diventare il Comune più ricco della Campania! Un ottimo risultato sarebbe se questo articolo riuscisse a stimolare uno sparuto (si spera solo inizialmente) gruppo di cittadini, che iniziassero a far propaganda perché nel Comune di Aversa nascesse un movimento popolare che, afferrando il toro per le corna, rovesciasse l’atteggiamento quanto mai sterile e sin troppo stantio della generalità di quanti convivono in questa terra, che una volta era chiamata CAMPANIA FELIX (leggi: Campania Felice). Speriamo……

 

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