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Questa pagina contiene un singolo articolo inserito il 30.10.14 15:50.

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Ultima notte d'estate Francesco Privitera

notte estate.jpg

Eravamo giunti al termine delle vacanze estive, avevo passato serate meravigliose, e avevo conosciuto persone che non avrei mai più potuto dimenticare.
Era arrivato il momento, però, di lasciare quel piccolo paesino di mare dell'Abruzzo, e di tornare a casa, a scuola, alla vita di tutti i giorni.

L'ultima notte dell'estate stava finendo, non considerando quante cose avessimo ancora da fare, da dire, da vedere. Ma infondo è così che funziona, ricordo i versi di una canzone che mi è sempre stata a cuore: l'estate somiglia ad un gioco, è stupenda ma dura poco.

Forse è stupenda proprio perché dura poco? >>>continua>>>>

Cosa la rende magica?  La consapevolezza del fatto che presto finirà? Sarà questo a rendere anche la più banale cotta estiva un grande amore?


Mi sentivo così, follemente innamorato, e turbato da quella costante incertezza estiva.
Anche quell'anno non ero riuscito a confessarle i miei sentimenti, e come sempre temevo che l'estate seguente non ci saremmo visti.

Migliaia di dubbi mi tormentavano, mentre accompagnavo Simo a casa.
Simo era la mia amica del cuore, appena i miei genitori me lo permettevano prendevo il primo autobus e correvo da lei. Era la mia più grande confidente, la mia spalla, l'amica che avrei voluto anche in città, nella vita di tutti i giorni. Lei era l'unica a sapere della mia cotta per Nausicaa. Ogni volta che andavo a trovare Simo, speravo di poter vedere anche lei, ma non vi riuscivo mai. Rivedevo Nausicaa solo d'estate, con mio grande rammarico.

Salutai Simo davanti al cancello del suo palazzo, promettendole che sarei tornato presto a trovarla, e regalandole un cardigan, come usavo fare ogni estate, per provarle che sarei stato al suo fianco anche d'inverno.

Mi dirigevo verso casa e riflettevo sugli esiti della vacanza: tutto sommato avevo passato un mese fantastico, e non avevo nulla da rimpiangere, eccetto una cosa - o meglio - una persona.

Alzai lo sguardo e la vidi, poco più avanti, si dirigeva anche lei verso casa.
Nausicaa.

La rincorsi, non potevo confessarle tutto, a dire il vero me ne vergognavo: odiavo l'idea di mostrarmi fragile agli occhi di un'altra persona, oltre Simo.Posai una mano sulla sua spalla e lei si girò verso di me.

<<Sai, domani parto, non potevo andarmene senza salutarti..>>
<< Davvero? Allora fatti abbracciare, prima che parti! >>

Infilai la testa nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla e mi sentì a casa, più di sempre.
A casa non ci ero mai stato, eppure quella sensazione aveva un che di familiare, un che di giusto, un che di : "Ecco dove vorrei vivere per sempre, nell'incavo tra il collo e la spalla".

Scoprì di essere vivo, per la prima volta.

Scoprì che certe emozioni prima o poi le provano tutti, dipende solo dalla persona che te le fa provare.

E non importa chi è, cosa è, dove vive e cosa prova per te. L'importante è vivere.
 

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