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Violenza nel calcio, intervista al Commissario Capo della Polizia di Stato di Greta Zelle

violenzastadi.jpgAnche se occorre dare credito all’intenzione, manifestata dal ministro Giovanna Melandri, di “proseguire con determinazione e serenità sulla linea intrapresa, innanzitutto mettendo in sicurezza gli stadi per le famiglie, i tifosi, i giocatori e le forze dell’ordine che garantiscono lo svolgimento delle partite”, non c’è dubbio che i drammatici interrogativi posti dai fatti di Catania sono ancora lontani dall’avere avuto una completa risposta.


Per approfondire le soluzioni possibili abbiamo voluto interrogare il Commissario Capo della Polizia di Stato Flavio D’Ambrosi, conoscitore e studioso dei problemi dell’ordine pubblico. Attualmente in servizio presso il Dipartimento della pubblica sicurezza, D’Ambrosi è autore di due pubblicazioni su questo tema, da titolo “Uso legittimo degli strumenti di coazione fisica a tutela dell’ordine pubblico” (Italia Press, 2006) e “Folla, Follia, Tumulti” (Iris 4 edizioni, 2004).
I recenti, tragici eventi di Catania hanno rafforzato la sensazione che alcune frange di ultrà delle varie squadre non cerchino più lo scontro reciproco ma siano ormai collegate tra loro per opporsi insieme alle forze di polizia – spesso addirittura con l’intento di sopraffarle, di fare delle vittime. Lei crede che sia un’impressione fondata? Credo che sia difficile provare un teorema del genere e soprattutto accomunare frange di ultrà di diverse tifoserie che magari si trovano a centinaia di chilometri di distanza. L’avversione nei confronti delle Forze dell’Ordine è forse dovuta ad un insieme di fattori contestuali e al fatto che esse costituiscono sempre il baluardo per evitare gli incidenti tra le opposte tifoserie. Io credo che sia più produttivo scandagliare quali siano i fattori psicologici che intervengono negli episodi di violenza scatenati all’interno di una folla che si raggruppa anche in un evento calcistico. Di questo, col Professor Francesco Barresi, mi sono occupato nel libro Folla, Follia, Tumulti. Ma potrebbe essere utile anche un’indagine specifica sui retrostanti sociologici e di sottocultura che si nascondono in alcuni appartenenti alle frange ultrà più estreme. I provvedimenti adottati dal governo sembrano appropriati per contrastare la violenza negli stadi. C’è qualcos’altro che si potrebbe fare? E’ stato proposto – come strumento di dissuasione – di autorizzare l’uso degli idranti, cosa ne pensa? Credo che a questo punto, dopo la tragica morte avvenuta a Catania, era necessario dare un segnale forte almeno nella repressione dei fenomeni più violenti. Ovvio che la vera prevenzione dei fenomeni di violenza non può essere lasciata soltanto ad un attore del contesto sociale ma deve partorire da un sistema avvolgente che preveda l’intervento incisivo delle varie agenzie di socializzazione e soprattutto che analizzi in profondità la ragione di certe dinamiche violente in quei contesti di eventi di massa. Per quanto concerne l’uso degli idranti, io personalmente non vedo elementi che possano indurre a tralasciare questo strumento: nel mio libro Uso legittimo degli Strumenti di coazione fisica a tutela dell’ordine pubblico lo esamino nel dettaglio anche per fugare sospetti sulla legittimità costituzionale del suo utilizzo. L’idrante, se utilizzato secondo le regole, può dare un aiuto prezioso soprattutto per disperdere la folla in tumulto senza entrarci in contatto. Il getto, infatti, può essere erogato in diverse entità. Solo quello più forte può causare gravi danni a persone che si trovino ad una distanza inferiore ai quindici metri, per cui va utilizzato soltanto nei momenti più critici e manovrato con perizia da un esperto, che sappia dosare l’intervento. Infatti, anche a potenza minore e a diverse inclinazioni, il getto d’acqua può essere comunque utile a disperdere la folla e a proteggere le Forze dell’Ordine dal lancio di oggetti o da colluttazioni dirette con i tifosi: il confronto corpo a corpo è infatti altamente deleterio e imprevedibile in quei momenti di irrazionalità. Tra l’altro, l’idrante potrebbe essere anche validamente impiegato per prevenire forme di danneggiamenti a cose, di fronte alle quali gli altri strumenti sono incongrui. Il Presidente Matarrese, in un’intervista molto criticata, ha detto che il morto farebbe parte del sistema calcio, che era sbagliato sospendere il campionato e che il richiamo a quanto fatto dagli inglesi contro i teppisti del calcio non è corretto perché “noi non siamo la Gran Bretagna”. Cosa si può dire di queste affermazioni? Non voglio neanche commentare. Molte volte si è osservato che le forze dell’ordine cercano di tenere una linea soft nei confronti delle intemperanze delle tifoserie, sia all’interno e all’esterno degli stadi sia ancor più durante le trasferte. Per “non provocare” a volte si vede la polizia assistere senza intervenire a danneggiamenti e a violenze: lo si è visto durante il G8, lo si vede quando “si tratta” con le tifoserie in trasferta per indurle magari a non bloccare il traffico ferroviario, come a volte è accaduto, invece di stroncare – con la forza, se necessario – questi comportamenti, spesso penalmente rilevanti. Non crede che questo atteggiamento, certo ragionevole e responsabile, abbia però contribuito a dare maggiore sicurezza e tracotanza a questi violenti? L’applicazione rigida della norma giuridica, negli attimi concitati a cui corrispondono comportamenti irrazionali, può comportare conseguenze piuttosto dannose proprio per l’ordine pubblico che siamo chiamati a salvaguardare: meglio talvolta differire l’applicazione della norma. Ad esempio, entrare in una curva per sedare delle violenze tra i tifosi, per evitare danneggiamenti o per ritirare uno striscione offensivo, potrebbe avere gravi ripercussioni e aumentare piuttosto che diminuire il disordine, con conseguenze gravi anche su chi è tra il pubblico ma non è responsabile di quegli atti. Per questo si preferisce rimandare l’intervento e per questo è stato richiesto l’arresto differito ed è prezioso l’ausilio degli apparati di videosorveglianza negli stadi. Per quanto riguarda la sicurezza e tracotanza dei violenti, credo che a cambiare veramente le cose sarebbe la certezza della pena. Il problema del calcio non è solo di ordine pubblico, anzi si può dire che la sregolatezza delle tifoserie sia il riflesso di una sregolatezza dell’intero ambiente, sia sul piano morale – vedi i gravi fatti emersi con lo scandalo di calciopoli – sia di ordine amministrativo – con la continua richiesta di aiuti per sopperire a buchi di bilancio determinati da una politica folle di acquisti e ingaggi. Marco Vitale ha detto in una intervista a Contrappunti.info che i veri assassini del calcio sono i Presidenti, non i tifosi. E’ d’accordo con queste affermazioni? Anche qui non credo sia utile commentare. Ma ribadisco che per far cessare un fenomeno che riguarda la società intera non è sufficiente l’intervento di un solo attore sociale: non ci si può illudere che le Forze dell’Ordine da sole possano risolvere il problema. Visto l’enorme potere di pressione e mobilitazione del calcio e gli interessi che esso coinvolge, La preoccupa il rischio che man mano che passa il tempo si sbiadisca il ricordo dei fatti di Catania e tutto finisca ancora una volta a tarallucci e vino?
Voglio sperare che l’interesse economico non prevalga sul buon senso.
Greta Zelle


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