Si chiama Campo Libero vino bianco, un trebbiano. E’ prodotto dalla Cooperativa sociale Il Gabbiano che si occupa dell’inserimento lavorativo di persone in stato di disagio, rivolgendosi in particolare modo a persone con difficoltà provenienti dal proprio vissuto nella tossicodipendenza, nelle carceri o nel disagio psicofisico.Un vino dal sapore nuovo, particolare. Quello della legalita.
La vigna è sul terreno confiscato al clan Schiavone, il clan dei casalesi, la più potente cosca del casertano, una delle più organizzate e violente dell’intero panorama camorrista. Così forte e ricca da aver da tempo allargato i propri affari ben oltre i confini campani, prima nel basso Lazio e poi alle porte di Roma . Il vino bianco, Campo Libero è il primo prodotto del Lazio ad essere commercializzato nel circuiti dei prodotti della legalità di “Libera Terra”. Il vino, in cui è già pronto anche lo slogan – “Sui terreni confiscati alla criminalità cresce unuva simbolo di libertà” – sarà presentato alla presenza di Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, lunedì 7 maggio ore 11,30 presso la bottega I sapori della legalità in Via del Foro di Traiano – Roma. Con Luigi Ciotti saranno presenti Antonio Turri, referente Libera Latina e Dario Campagna della Cooperativa sociale Il Gabbiano. A Cisterna di Latina, la cooperativa coltiva dieci ettari di terreni, di cui 6 di vigna, confiscati a Francesco Schiavone detto Sandokan, assegnati dal comune, coltivati con impegno dai giovani della cooperativa nata a Latina nel 1994 per iniziativa di un gruppo di giovani provenienti da una lunga esperienza nel volontariato locale e nel recupero delle tossicodipendenze. Un parto difficile quello del Vino Campo Libero. Infatti nel settembre del 2006, a pochi giorni dalla vendemmia, nella notte un atto intimidatorio distrusse letteralmente 3 ettari di vigneto, decine e decine di viti abbattute, migliaia di grappoli maturi schiacciati a terra. Un attacco violento, un danno economico rilevante, circa 10mila euro solo per l`uva persa (500 quintali su 1.400), che salì a 70mila perché gran parte delle piante dovettero essere sostituite e si dovrà aspettare almeno tre anni prima che entrino in produzione. Un vero e proprio attacco alle iniziative antimafia, quelle che colpiscono il cuore economico, utilizzando i beni confiscati ai clan. Ma i giovani della Cooperativa non hanno mai mollato e dopo meno di un anno ecco che il vino della Libertà, che nasce dal frutto dellillegalità è pronto per essere degustato, un sorso di libertà.