“El Senor Dios tomò al hombre y le puso en el jardin del Eden para que lo cultivara y lo guardase” / “Il Signore Iddio prese l’Uomo e lo pose nel Giardino dell’Eden acciocché lo coltivasse e lo tenesse da conto” (Gen. 2.15).
La Terra, nel corso di anni ed anni, ha sofferto un gran numero di modificazioni. Le masse continentali si separarono, si formarono montagne che, più tardi, la erosione modificò; il clima ha attraversato varie epoche, quella dell’aridità, delle piogge, del riscaldamento, della glaciazione. Tutto questo movimento incessante ha causato l’apparizione e la scomparsa di differenti forme di vita.
L’uomo, che apparve sulla terra in epoca relativamente recente, è stato capace, grazie utilizzando le sue capacità fisiche e mentali, di modificare le condizioni dell’Ambiente in cui vive con le attività poste in essere. Il progresso tecnologico, la industrializzazione, la creazione di grandi città super popolate hanno avuto un impatto distruttivo sull’Ambiente, processo sempre più intenso e difficile anche soltanto da ridurre. Gli effetti delle attività umane che si presentano come pericolosissimi per l’umanità sono vari. Precisamente: a) la elevata concentrazione di ossido di carbonio. Questa provoca un aumento della temperatura terrestre da cui conseguirà, prima o dopo, il disgelo delle zone ghiacciate e innevate e l’elevazione del livello dei mari; b) la riduzione della cappa di ozono. E’, difatti, comprovato che l’elemento in questione si assottiglia giorno dopo giorno principalmente per l’abuso di clorofluorocarbonio. La cappa di ozono ha la funzione di proteggere dai raggi ultravioletti emessi dal sole. Una eccessiva esposizione a tali raggi può produrre canco della pelle, modifica della fotosintesi delle piante, riduzione del plancton nei mari; c) la degradazione della terra per l’abuso di pesticidi. Senonché tale anello è solo il primo di una lunga catena. Difatti i pesticidi passano, poi, dalla terra alle piante e dalle piante agli erbivori e dagli erbivori agli uomini con tutte le relative conseguenze; d) la pioggia acida. Questa ammazza la vegetazione e contamina le acque; e) la erosione dei suoli dovuta, tra l’altro, alla irrefrenabile deforestazione del pianeta. Le due cause principali che sono all’origine del fenomeno in discorso sono: incendi e tagli. Bisogna tenere in conto che tagliare un albero in piena foresta comporta non solo perdita di quell’albero, ma anche di quelli che gli sono accanto. Già nel 1972, a Stoccolma, Nazioni Unite puntò il dito verso i problemi dell’Ambiente e da allora non si è più smesso di celebrare riunioni e incontri per affrontarli. E’ passato tempo da allora, ma non molto è cambiato. Né, sembra, cambierà per lo meno a breve. Perché? Evidentemente perché esistono immensi interessi economici in gioco. Forse intere economie dei Paesi che si credono più civilizzati. Nel suo primo discorso come Presidente della Francia il giorno 6 maggio il signor Sarkozy ha fatto una chiara menzione di due fondamentali problemi inerenti all’Ambiente: il riscaldamento della terra ed il cambio climatico. E ha dichiarato che trattasi di due priorità del suo governo. Recentemente Benedetto XVI ha chiesto alla Pontificia Accademia di Scienze Sociali di elaborare una risposta coordinata relativamente al fenomeno della globalizzazione, con particolare attenzione ai problemi del cambio climatico e della distruzione della natura. Che può fare ciascuno di noi in questo ambito? Evidentemente i rimedi devono essere adottati dai governi o da una parte dei governi della Terra, ma ciò non toglie che qualcosa possiamo fare pure noi cittadini. Cominciando a considerare i luoghi dove risiediamo o dimoriamo o, anche, soltanto passiamo come fossero i nostri. Informandoci sulle azioni “utili” della vita quotidiana da poter realizzare. Usando dell’acqua non oltre il necessario. Riciclando con attenzione. Usando dell’energia elettrica non oltre il necessario. Nella convinzione che “casa nostra” non è solo l’unità di cemento in cui abitiamo, ma anche la strada sotto casa. E quella oltre. E quella dall’altra parte della città. E quella di una città ad oltre cento, duecento, trecento, tremila chilometri dalla città dove risiediamo.