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Estratto da “Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e Unicef Campania per la salvezza delle Città di tutto il Mondo”

piramide.jpgIl testo che appresso riportiamo, estratto dal Manifesto “per la salvezza delle Città di tutto il Mondo” di Unicef Campania e Istituto per gli Studi Filosofici, abbiamo deciso di integrarlo nella parte introduttiva dell'”Enciclopedia aperta di Aversa”. Ci è sembrato pieno di significati profondissimi. Che i nostri politici, che i futuri assessori riflettano su quanto abbiamo riportato. Si tratta di uno stralcio del discorso tenuto dal prof. Giorgio La Pira al Convegno dei Sindaci di tutto il Mondo avvenuto in Firenze, il 12 ottobre 1955. Il materiale ci è pervenuto da Emilia Narciso, presidente del Comitato Unicef di Caserta.
“Le città hanno una vita propria: hanno un loro proprio essere misterioso e profondo, hanno un loro volto, hanno, per così dire, una loro anima ed un loro destino, non sono cumuli occasionali di pietra… Hanno gli Stati il diritto di distruggere le città? Di uccidere queste “unità viventi”? La risposta a nostro avviso, è negativa. Le generazioni presenti non hanno il diritto di distruggere un patrimonio a loro consegnato in vista delle generazioni future! Il diritto all’esistenza che hanno le città umane è un diritto di cui siamo titolari noi delle generazioni presenti, ma più ancora quelli delle generazioni future. Un diritto il cui valore storico, sociale, politico, culturale, religioso si fa tanto più grande quanto più riemerge, nella attuale meditazione umana, il significato misterioso e profondo delle città.
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Ogni città è una città sul monte, è un candelabro destinato a far luce al cammino della storia. Ciascuna città e ciascuna civiltà è legata organicamente, per intimo nesso e intimo scambio, a tutte le altre città ed a tutte le altre civiltà: formano tutte insieme un unico grandioso organismo. Ciascuna per tutte e tutte per ciascuna. Storia e civiltà si trascrivono e si fissano, per così dire, quasi pietrificandosi, nelle mura, nei templi, nei palazzi, nelle case, nelle officine, nelle scuole, negli ospedali di cui la città consta. Le città restano, specie le fondamentali, arroccate sopra i valori eterni, portando con sé, lungo il corso tutto, dei secoli e delle generazioni, gli eventi storici di cui esse sono state attrici e testimoni. Restano come libri vivi della storia umana e della civiltà umana: destinati alla formazione spirituale e materiale delle generazioni venture. Restano come riserve mai esaurite di quei beni umani essenziali – da quelli di vertice, religiosi e culturali, a quelli di base, tecnici ed economici – di cui tutte le generazioni hanno imprescindibile bisogno. La città è lo strumento in certo modo appropriato per superare tutte le possibili crisi cui la storia umana e la civiltà umana vanno sottoposte nel corso dei secoli. … E prima di finire questo discorso sul valore delle città, sul destino per la civiltà intiera e per la destinazione medesima della persona, permettete che io dia un ammirato sguardo d’insieme alle città millenarie, che come gemme preziose, ornano di splendore e bellezza le terre dell’Europa e dell’Asia. Signori, ci vorrebbe qui, per parlare di esse, il linguaggio ispirato dei Profeti: di Tobia, Isaia, Geremia, Ezechiele, San Giovanni Evangelista. Per ciascuna di esse è valida la definizione luminosa di Péguy: essere la città dell’uomo abbozzo e prefigurazione della città di Dio. …Città nelle quali la bellezza ha preso dimora, s’è trascritta nelle pietre, città collocate sulla montagna dei secoli e delle generazioni, destinate ancora oggi e domani a portare alla civiltà meccanica del nostro tempo e del tempo futuro una integrazione sempre più profonda ed essenziale di qualità e di valore! Ognuna di queste città non è un museo ove si accolgono le reliquie, anche preziose, del passato; è una luce ed una bellezza destinate ad illuminare le strutture essenziali della storia e della civiltà dell’avvenire.” (dal discorso tenuto dal prof. Giorgio La Pira al Convegno dei Sindaci di tutto il Mondo in Firenze il 2 ottobre 1955)


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