Se, in politica, la recente conferenza di Annapolis (Stati Uniti), pur con qualche perplessità, ha sancito per il 2008 l’avvio dei trattati di pace tra Israele e Palestina, nel mondo della cultura i segnali di una pacifica convivenza sono vivi già da molto tempo. Nella musica, in particolare, l’Italia è testimone di una collaborazione artistica molto speciale tra la cantante israeliana Noa e la voce del gruppo Radiodervish, Nabil, libanese-profugo palestinese. Noa e Nabil, legati anche da una profonda amicizia che dura da più di dieci anni, sono stati più volte premiati come ambasciatori di pace per il loro impegno sociale nella musica. Lo scorso novembre i due artisti si sono dati appuntamento al teatro De Curtis di Barletta (Bari). Dopo essersi esibiti con le rispettive band in due concerti carichi di emozioni, Noa e Nabil hanno duettato immaginando insieme la fine di tutte le guerre nella loro terra comune.
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Durante la serata, Nabil promette “I bambini di Beirut giocheranno a Tel Aviv” con il brano “Milioni di promesse”, tratto dall’ultimo lavoro dei Radiodervish “L’immagine di Te”. Gli fa eco Noa con“Shalom Shalom”, al quale aggiunge “Salam Salam”. Poi in un ‘flash’ da cartolina Noa parla di una fotografia. Quella foto che il “grande amico Nabil” ha scattato e le ha poi spedito la scorsa estate. In una spiaggia del Salento, tra sdraie e ombrelloni, troneggiano la bandiera israeliana e quella palestinese con i colori della pace. L’amico Nabil, allora, sale sul palco e con la sua sorellina, come ama definirla, intassella ricordi di un Salento familiare che ha dato ad entrambi la cittadinanza onoraria di Melpignano, nota patria della notte della Taranta. Tutti e due sperano di ritrovare un giorno le loro bandiere unite anche su una spiaggia di Tel- Aviv o di Gaza. “Un sogno ardito – dice Nabil – ma noi siamo dei sognatori e ogni occasione è buona per sognare”. I loro cammini hanno retaggi diversi ma interstizi comuni. Lui, da poco neocittadino italiano, ha finalmente un passaporto e un’identità ben definita. Per 25 anni il suo foglio di via, solo per alcune destinazioni, è stato un semplice permesso di soggiorno in Italia. Lei, cresciuta negli Stati Uniti e tornata a 17 anni a Tel-Aviv, si nutre del fascino delle sue origini yemenite e a queste dedicherà presto un album. Così, per una pura coincidenza, proprio qualche giorno prima della conferenza di Annapolis, il caso ha voluto scattare un’altra fotografia. A parlare di pace non c’erano bandiere, ma un’israeliana e un palestinese. E loro, Noa e Nabil, che spesso hanno raccontato dei dubbi del primo incontro, erano già lì con un’idea comune al “Centro del Mundo”, in un classico dei Radiodervish, tenendosi mano nella mano.