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Amara Lakous: “Vi spiego la sfida della casa editrice Sharq Gharb”. L’Italia dei capolavori pubblicata in arabo Silvia Rizzello

AMARA%20LAKOUS.jpgE’ appena nata Sharq-Gharb, la prima casa editrice italiana che pubblica libri in arabo. Il progetto editoriale nasce dall’idea di Sandro Ferri, fondatore e direttore delle Edizioni E/O e di Europa Editions, e di Amara Lakhous, scrittore e giornalista algerino in Italia da 10 anni. Ad Amara Lakhous spetta il compito di mediare tra mondo italiano e mondo arabo.
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Sharq-Gharb in arabo significa Est-Ovest e il senso di questa bella avventura – spiegano Ferri e Lakhous – è proprio racchiusa nella scelta di questo nome perché «per noi non ci sono confini geografici né culturali. Noi stiamo a ovest, ma potremmo essere tranquillamente a est, lì dov’è il mondo arabo, ma anche a sud e a nord. La casa editrice Edizioni E/O, dopo quasi trent’anni di esperienza in Italia e dopo essere da poco sbarcata negli Stati Uniti con il marchio Europa Editions, vuole continuare a creare ponti tra i popoli attraverso la letteratura e aprire, appunto, nuove frontiere letterarie».
Cosa c’è dietro questo progetto?
«Alla base di questa nuova esperienza c’è l’esigenza di stabilire un contatto diretto tra l’Europa e il mondo arabo, tra scrittori e lettori arabi ed europei, in entrambe le direzioni. Troppo spesso, ancora oggi, la letteratura italiana arriva nei paesi di lingua araba attraverso traduzioni di seconda mano, che partono da versioni francesi o inglesi degli originali italiani. Il caso più eclatante è forse quello dell’ultima traduzione della “Divina Commedia” in arabo, finanziata dall’Unesco e tradotta da una versione francese. Lo stesso “Le Mille e una Notte” è stata tradotto in arabo dalla versione francese, anche se il manoscritto originale è in lingua araba».
Lakous, lei ha pubblicato il suo primo romanzo “Le cimici e il pirata”, (Arlem Editore, 1999) in due lingue, arabo e italiano, mettendo in un unico libro le due versioni che si incontrano a metà strada. E poi hai ri-scritto in italiano e pubblicato con Edizioni E/O “Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio”, un libro che avevi già pubblicato, in arabo, in Algeria e Libano con il titolo “Come farti allattare dalla lupa senza che ti morda” (edizioni Al-Ikhtilef e Dar-Al Arabian Lilolum, 2003). Questo stesso testo sarà presto pubblicato in olandese, in francese e in inglese. In entrambi i romanzi lei parla di storie quotidiane che potrebbero accadere in qualsiasi posto del mondo. E’ per questo che ha voluto dargli vita scrivendoli, traducendoli e ri-scrivendoli in due lingue completamente diverse?
«Sa, c’è un bellissimo proverbio francese che dice “La professione è la seconda religione”. Quando uno esercita un mestiere, quel mestiere diventa qualcosa di più grande. Ho notato che un meccanico romano parla quasi lo stesso linguaggio del meccanico algerino. Le loro metafore sono quasi le stesse. “Si è fermato il motore” per entrambi significa che si è fermato il cuore. Hanno un immaginario e gli stessi punti di riferimento.
Sharq/Gharb proporrà solo traduzioni dall’italiano all’arabo?
«No. Puntiamo a portare nel mondo arabo il meglio della letteratura europea, analogamente a quanto sta già facendo Europa Editions negli Stati Uniti. I titoli di Sharq/Gharb saranno distribuiti anche nelle principali città italiane ed europee».
Come si apre questa vostra avventura?
«Abbiamo scelto di pubblicare come primo libro “I Giorni dell’abbandono” di Elena Ferrante, tradotto dalla giornalista libanese Chirine Haidar. Dopo seguirà la traduzione di “Un borghese piccolo piccolo” di Vincenzo Cerami. Due libri di grande attualità, le cui storie metropolitane si svolgono in città italiane ma potrebbero avere come sfondo anche il Cairo, Damasco, Tunisi o Algeri».
L’articolo è tratto da “GAZZETTA MONDO” – immigrazione & intercultura, Rubrica di sabato 8.12.07 della Gazzetta del Mezzogiorno. Per gentile concessione dell’autrice che ringraziamo.


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