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Dal Rapporto Ambientale Piano Rifiuti Campania Luca de Rosa

rifiuti%202.jpgSono riuscito a procurarmi la copia in pdf di questo importante allegato del piano rifiuti presentato dal Commissario di Governo Prefetto Pansa. Due fatti: il primo, ho dovuto inserire tutte le mie generalità sul sito del commissariato, compreso il mio numero di telefono e tutti i miei dati anagrafici per poterlo scaricare. Secondo, il piano era in formato PDF secure, cioè in un formato non stampabile, né copiabile con il copia e incolla, in poche parole non divulgabile per intero o per pezzi. Con buona pazienza ho trascritto un passo molto importante. Leggetelo e poi qualcuno mi spieghi come lo stesso piano possa ancora prevedere il termovalorizzatore di Acerra e di Santa Maria La Fossa.
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Proprio la gravità assunta dalla questione rifiuti in regione Campania ha determinato nel mondo medico e scientifico un particolare interesse verso questo territorio e le relative implicazioni sanitarie. Diversi studi, infatti, confermano la presenza di rischi elevati di mortalità per varie cause e malformazioni congenite laddove maggiore è l’intensità di esposizione a processi legati allo smaltimento dei rifiuti. Già nel 2004 un primo studio epidemiologico sulla mortalità in tre comuni della Campania (segnalati come contenenti numerosi siti di smaltimento dei rifiuti) ha evidenziato un eccesso di rischio rispetto al resto della regione, per alcune patologie tumorali. Inoltre un eportage di Lancet Oncology, pubblicato nello stesso periodo, ha circoscritto un rischio per la salute in una zona denominata il triangolo della morte. In seguito a questi allarmi, il Dipartimento di Protezione Civile ha commissionato uno studio all’Organizzazione Mondiale per la Sanità sull’impatto sanitario dei rifiuti nei Comuni delle Province di Napoli e Caserta. Tale lavoro (nella sua fase preliminare, indicata come “Studio Pilota”) ha evidenziato numerosi eccessi di rischio in comuni compresi in una determinata area, al confine tra le due province ed in alcuni comuni del litorale vesuviano. Il grande interesse sulla problematica ha visto il proliferare di tutta una serie di approfondimenti e pubblicazioni scientifiche che consolidano la nozione di una anomalia nello stato di salute della popolazione residente nei comuni dell’area Nord-Est della provincia di Napoli e Sud-Ovest della provincia di Caserta. Questo territorio, del resto, è anche quello maggiormente interessato da pratiche illegali di smaltimento ed incenerimento (con liberazione di diossina) di rifiuti solidi urbani e pericolosi. Su tale aspetto si è concentrata la seconda fase del lavoro commissionato dal Dipartimento di Protezione Civile. Infatti, sempre con riferimento alle province di Napoli e Caserta, è stato predisposto uno studio avente come scopo quello di misurare la correlazione tra il rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite. In tale attività sono stati analizzati i dati di mortalità per tutte le cause, tutti i tumori, (separatamente per uomini e donne, relativamente al periodo 1994-2001) ed i dati di registrazione di malformazioni congenite (nati maschi e femminem combinati, nel periodo 1996-2002), nei 196 comuni delle due province. Attraverso l’utilizzo di modelli di regressione multipla, si è provveduto ad analizzare la correlazione tra gli esiti sanitari ed un indice di pressione ambientale derivante dalla presenza dei rifiuti. Tale indice, suddiviso in cinque gruppi di crescente intensità di esposizione, ha combinato tutte le informazioni disponibili sui siti di smaltimento dei rifiuti (legali e non) in un valore in grado di esprimere la pressione sulla popolazione esistente, in funzione della numerosità, estensione e pericolosità dei siti di smaltimento. L’analisi di correlazione ha tenuto conto di alcune variabili sociali ed economiche a causa del loro possibile ruolo come fattori di confondimento. Lo studio ha evidenziato quanto segue: “Sono state rilevate numerose associazioni positive e statisticamente significative (cioè non imputabili al caso) fra salute e rifiuti. Trend di rischio in aumento al passaggio da una delle cinque classi di rischio a quella superiore sono stati osservati per: mortalità generale (aumento medio del 2% per ogni classe, uomini e donne), tutti i tumori (1%, uomini e donne), tumore del polmone (2% uomini), tumore del fegato (4% uomini, 7% donne), tumore dello stomaco (5% uomini); malformazioni congenite del sistema nervoso (trend 8%) e del’apparato uro-genitale (14%). Per le altre cause non sono stati osservati trend positivi significativi. I trend osservati si traducono in differenze marcate di rischio se si confrontano i comuni più a rischio con quelli poco o non esposti: ad esempio la mortalità generale nei primi è 9% in eccesso rispetto ai secondi per gli uomini e 12% per le donne”. In relazione alle classi di rischio cui si fa riferimento nello studio, è opportuno specificare che quella corrispondente al rischio minimo (e quindi utilizzata come riferimento per le analisi) ingloba circa un centinaio di comuni (dei 196 complessivi), mentre il gruppo di comuni a maggior rischio (classe V) è costituito dai comuni di Acerra, Aversa, Bacoli, Caivano, Castel Volturno, Giugliano in Campania, Marcianise e Villa Literno. Ulteriori tre gruppi sono caratterizzati da situazioni di rischio intermedie. Appare indiscutibile come nei territori oggetto dell’analisi le diverse vie di contaminazione riconducibili al ciclo di smaltimento di rifiuti diano un contributo alla compromissione ambientale riconosciuto, seppure di difficile quantificazione. Tuttavia i fenomeni osservati suggeriscono che la correlazione valutata rispecchi reali effetti sanitari legati alla compromissione di numerose componenti ambientali (aria, acqua, suolo) e di prodotti agro – alimentari provenienti dal territorio “contaminato. Occorre sottolineare che lo studio sopra riportato presenta alcune limitazioni in termini di completezza, accuratezza e risoluzione spaziale dei dati. Tuttavia appare più che evidente come l’esposizione legata alla presenza dei rifiuti determini una situazione “preoccupante” nei territori e sulla popolazione delle province di Napoli e Caserta, determinando fenomeni di allarmismo e di apprensione collettiva che incidono fortemente sull’accettazione delle scelte operate in fase di programmazione. Ne deriva che, se da un lato appare necessario colmare numerose lacune conoscitive in merito agli effetti ed all’impatto sanitario, è d’altra parte urgente attivare e rafforzare misure di contenimento delle esposizioni, attraverso politiche integrate della gestione dei rifiuti.


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