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I “perchè?” dell’immondizia Giuseppe Alessandro Ciambrone, presidente Club Unesco Castel Volturno

FIORENZO%207.jpgDUBLINO – Perché si è arrivati a tutto questo? Come mai dopo 14 anni di Commissariato Straordinario per l’Emergenza Rifiuti la Campania si trova in una situazione tragica senza precedenti? Di chi sono le colpe? Come potrebbero essere risolti i problemi? Ci sono delle prospettive?
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Queste sono solo poche delle tantissime domande a cui hanno risposto in questi giorni, dopo l’ennesima crisi, amministratori, giornalisti ed addetti ai lavori. Provo anch’io a dare delle risposte sottolineando che le riflessioni che seguono sono di carattere personale. Innanzitutto reputo che una Struttura Commissariale di emergenza, proprio per la sua natura temporale limitata, non poteva fornire delle soluzioni progettuali definitive. Mi spiego meglio: c’è una contrapposizione di base nel pensare che il Commissariato poteva portare a termine un progetto basato sulla realizzazione di 7 impianti di CdR (Combustibile da Rifiuto) e due termovalorizzatori (Acerra e S.Maria la Fossa) se ogni anno la struttura governativa, come previsto dalle Ordinanze del Presidente del Consiglio dei Ministri, doveva chiudere. Si diceva infatti che una agenzia regionale avrebbe gestito il ciclo dei rifiuti al posto del Commissariato, ma ciò non è mai avvenuto. In tale logica, la Struttura Commissariale si è trovata sempre ad affrontare delle emergenze senza poter predisporre delle progettualità a lungo termine. Un altro errore sta nell’aver deciso di limitare il numero dei termovalorizzatori a 2. Perché 2 e solo nelle province di Napoli e Caserta? Perché affliggere queste due province che in passato hanno ospitato inconsapevolmente discariche illegali di ogni genere? A me sembra naturale che i cittadini di Acerra e di Santa Maria la Fossa, così come quelli di Pianura, si siano lamentati. Si saranno certamente chiesti: “perché gli impianti sono stati pensati quì e non altrove? perché solo nelle nostre province?”. Era giusto che per ogni provincia ci fossero termovalorizzatori, discariche ed impianti di CdR. E’ meglio avere 5 termovalorizzatori (uno per provincia) di dimensioni minori invece di 2 grandi termovalorizzatori. Ciò per limitare gli impatti sull’ambiente e per una più equa distribuzione degli impianti sull’intero territorio regionale. Penso che questa riflessione sia elementare, semplice e facilmente condivisibile. Ognuno, nella provincia di competenza, deve gestire il proprio ciclo dei rifiuti che dovrebbe riassumersi così: i sacchetti vengono raccolti dagli automezzi che li portano all’impianto di CdR dove sono separati in frazione secca, che viene imballata (eco-balle), e frazione umida, di cui una parte va in discarica e l’altra è trattata per poi essere utilizzata come fertilizzante. La frazione secca successivamente è bruciata nei termovalorizzatori e trasformata in energia elettrica. In questo processo la raccolta differenziata è importantissima perché separando all’origine il vetro, la carta, la plastica ed i metalli dalla frazione umida, il materiale che va in discarica si riduce enormemente, prolungando la vita stessa della discarica ed evitando la ricerca incessante di nuovi invasi da riempire di rifiuti. Le responsabilità vanno attribuite alla politica. Non ci sono scuse: la camorra ha sicuramente lucrato sul ciclo dei rifiuti, come più indagini della magistratura hanno messo in evidenza, ma le scelte politiche, anche se impopolari, andavano fatte con coraggio. E’ mancata una classe politica forte o, ancor peggio, si è affermata una classe politica di ignoranti che non si è sufficientemente documentata su come potesse essere portato avanti un progetto di pianificazione regionale serio e realizzabile. Molti politici hanno diffuso il messaggio che la presenza di impianti avesse influssi negativi e devastanti sull’ambiente e sulla salute pubblica invece di prospettare una visione più realistica. Dove infatti gli impianti sono stati realizzati nel rispetto delle matrici ambientali, non si sono verificate conseguenze negative per l’uomo ed il territorio. Fortunatamente in Campania ci sono anche delle Amministrazioni “illuminate” che, grazie alla proprie politiche, hanno raggiunto percentuali altissime di “differenziata” attraverso campagne di sensibilizzazione, “raccolta porta a porta” ed incentivi economici di riduzione sulla “tassa dei rifiuti”. Reputo che si possa uscire dall’emergenza cronica che attanaglia la Campania da anni proprio grazie alla capacità di amministratori intelligenti che, con l’impiego di strategie di salvaguardia ambientale, possono stimolare gli abitanti al rispetto del territorio. Tutti hanno voglia di recuperare l’orgoglio di essere cittadini di una delle regioni che, per tradizioni storico-culturali e per bellezze paesaggistiche e naturali, è fra le più apprezzate al mondo.


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