Thor era una delle principali divinità del popolo vichingo. Era figlio d’Odino, re degli dei, ed era molto amato dagli abitanti della scandinavia che, ancora oggi, lo ricordano come il dio del tuono.
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Forse proprio perché era necessario un intervento “divino” per risolvere il problema dei rifiuti che il Consiglio Nazionale delle Ricerche, unitamente alla Società romana ASSING S.p.A. ha deciso di utilizzare l’acronimo T.H.O.R. (Total house waste recycling – riciclaggio completo dei rifiuti domestici) per definire il sistema che consente di trattare tutti i rifiuti per trasformarli in materie riutilizzabili e in combustibile dall’elevatissimo potere calorico. Il sistema inventato dal ricercatore Paolo Plescia, dell’Istituto di studi sui materiali nanostrutturati – Ismn del Cnr consente anche di evitare, laddove fosse particolarmente difficile da attuare, la raccolta differenziata. Ma vediamo come funziona un T.H.O.R. Il sistema è basato su di un processo meccanico di raffinazione di qualsiasi materiale di scarto. Questi materiali sono trattati in modo tale da separare ogni componente utile da quelli non riutilizzabili o particolarmente inquinanti. Il T.H.O.R. maciulla i rifiuti fino a ridurli a dimensioni microscopiche. Pensate che le particelle possono arrivare ad un decimo di millesimo di millimetro. Al termine del processo di riduzione esce un materiale dalla composizione omogenea, purificato da tutte le componenti tossiche. Questa “pasta” dall’eccezionale potere calorifico è utilizzabile come combustibile da riscaldamento nelle caldaie a vapore, nei motori funzionanti a biodiesel, negli impianti di riscaldamento centralizzati o per la produzione d’energia elettrica. La sua resa, dal punto di vista energetico, è molto simile a quella del carbone di prima scelta. Tra gli altri vantaggi, l’impianto è completamente autonomo. Per il funzionamento utilizza una parte dell’energia che esso stesso produce. L’energia in eccesso è “ceduta” all’esterno. In Italia è già in funzione da tempo un T.H.O.R. L’impianto, ubicato in Sicilia, tratta, però, non più d’otto tonnellate l’ora. Essendo un trattamento completamente meccanico non richiede grosse aree di stoccaggio dei rifiuti in attesa del trattamento, particolare importantissimo per una città, come Aversa, priva di grandi spazi liberi da case ed infrastrutture. Essendo poi un procedimento non termico, non occorre neanche tenerlo acceso 24 ore su 24. Può entrare in funzione solo quando è necessario. In questo modo si limita o si elimina del tutto sia lo stoccaggio dei rifiuti sia l’odore pestilenziale che essi emettono. Il T.H.O.R. può anche essere trasportato. L’impianto nasce, infatti, per essere impiegato come impianto mobile da utilizzare nei casi d’emergenza e in tutte quelle occasioni nelle quali è essenziale trattare i rifiuti con la massima velocità, senza produrre sostanze dannose e impegnando solo spazi ridotti. Altro vantaggio è il costo assolutamente contenuto: solo due milioni d’euro per un impianto in grado di trattare quattro tonnellate l’ora. Nei prossimi giorni pubblicheremo l’intervista rilasciata dal progettista/ricercatore Paolo Plescia.