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AVERSA – 19 aprile, Palazzo Parente, ore 21,00 esibizione del cantautore Paolo Pallante Ignazio Riccio

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Sabato 19 aprile, alle ore 21, presso il Caffè letterario Antico Palazzo di Aversa si esibirà il cantautore romano Paolo Pallante. Il giovane artista ripropone il mondo cantautorale con fierezza.

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Una sana base ironica ed autobiografica, un’ispirazione che lascia in bocca un retrogusto che riporta ai Conte e ai De Andrè, rimescolati in salsa jazz. “Da piccolo giocavo a bocce” è il suo “album manifesto” che si mantiene in equilibrio fra cose apparentemente diverse: romanticismo spinto ed intimista e musica popolare, solare, chitarre jazz ed arpeggi tradizionali. I testi superano l’esame anti-banalità: ironia senza eccessi. Il cd, registrato al Forum di Roma per la Roadhouse Music, vede musicisti di livello indiscutibile: Eric Daniel al sax; Carlos Sarmiento al pianoforte; Toni Armetta al contrabbasso; Francesco Rubeis alla batteria e Raul Scebba alle percussioni.

Pallante arriva dritto dal sottobosco musicale romano che, cresciuto negli anni ’90, continua a produrre esperienze interessanti. La sua musica è narrazione, un raccontare la propria vita e non solo, con ironia, conducendo chi ascolta in un viaggio tra parole e note, tra jazz, tratro e canzone.

Al Caffè letterario Antico Palazzo di Aversa, Paolo Pllante presenta: “A solo”. Si tratta di una sorta di chiacchierata informale e giocosa, fatta di parole, chitarra e canzoni.

                                      L’autore scrive del suo ultimo lavoro

Questo disco è nato in un momento in cui l’aria, per me, puzzava di primavera anche a dicembre e io sfidavo la sorte armato di un pezzo di legno colorato e parecchia fantasia.
Così, sul divano dei miei dormiveglia, quasi senza accorgermi, ho scritto “Da piccolo giocavo a bocce”

E poi i concerti, i sogni e le disillusioni, le speranze, i mal di pancia, i matrimoni degli amici col vestito che non m’entra più, la farmacia, i traslochi e la vita che vola più veloce di me… ma soprattutto gli affetti, quelli che dai per scontati, ma è meglio dire e quelli che un giorno arrivano e ti salvano la vita così’, come niente, con la leggerezza di una pioggerella d’autunno, insomma, troppe sarebbero le persone che vorrei ringraziare perché con la loro forza e il loro amore mi hanno aiutato a realizzare questo mio viaggio. Non basterebbero queste poche righe e non mi piacciono gli elenchi telefonici così nessun nome scriverò, ma sono sicuro che ognuno di loro sa quanto io gli sia grato ed eternamente riconoscente.

Che fatica essere se stessi.

“Da piccolo giocavo a bocce”. Gioco di lenti avvicinamenti all’obiettivo… e la vita, è uguale, basta trovare un pallino e cercare di avvicinarsi il più possibile.

 


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