“Gianni Letta è stato giornalista e direttore di un importante quotidiano nazionale.”.
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“Già per come seppe, in tale ruolo, interpretare il rapporto tra l’interesse collettivo all’informazione e il rispetto delle libertà individuali di ciascuno il conferimento del premio sarebbe ampiamente giustificato.
Tuttavia la ragione maggiore del tributo di oggi deve essere ricercata nell’attività svolta nell’ultimo decennio presso le massime istituzioni della Repubblica.
Gianni Letta, chiamato ad occuparsi della cosa pubblica, ha deciso di farlo collocandosi laddove nessun altro, che non volesse esercitare il potere per il potere, avrebbe voluto trovarsi, ossia, per usare un’immagine dell’esperienza della navigazione marittima, “alle macchine”, dove non c’è luce né riconoscimento, ma solo fatica quotidiana e attenzione costante al corretto funzionamento dei motori.
Da tale improba posizione iniziale ha finito con il diventare il fattore coniugante di quel rapporto ineffabile ma decisivo e reale, e che nessuna dottrina giuspubblicistica ha saputo ridurre a sistema scientifico, tra il potere politico, il governo della cosa pubblica e la discrezionalità amministrativa.
Per far ciò era necessario affrontare i problemi scavandoli dall’interno per poter poi arrivare alla sintesi della soluzione migliore nel caso di specie.
Tale opera è stata svolta, come tutti riconoscono, al massimo livello, in controtendenza rispetto ai valori della cosiddetta civiltà delle immagini, ossia in silenzio e con spirito di servizio, creando un modello nazionale di buon governo, conosciuto come la politica del far e non dell’apparire.
Chiunque abbia avuto la fortuna di lavorare al suo fianco sa che Gianni Letta ha visione d’insieme de fatti, che vengono studiati con lo stesso impegno sia quando essi assurgono all’attenzione nazionale e sia quando rimangono nell’ambito amministrativo, valorizzando il lavoro di ciascuno e rispettando le professionalità di tutti, senza sovrapposizioni o arroganza.
In conclusione il premio va a un uomo delle istituzioni pubbliche, che ha praticato meglio di tutti l’antica e difficile arte della mediazione degli interessi in gioco , ammonendo – secondo l’insegnamento vichiano – così che l’attuazione del principio secondo cui della cosa pubblica debbano avere cura i cittadini migliori è ancora possibile.”.
Fondazione Giambattista Vico