Non è facile, dopo qualche mese di assenza dal rapporto con i lettori, ai quali va il merito di sfogliare le pagine del nostro giornale. Grazie! /_ Foto: la casa di Cimarosa in stato di perenne abbandono. Una autentica vergogna cittadina. _/
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Il mio “distacco”, dovuto al mio incarico di Assessore alla Cultura della giunta “tecnica” del sindaco Ciaramella, è durato circa sette mesi, forse più di quanto mi aspettassi, un periodo lungo per chi per la prima volta fa quest’esperienza, ma troppo breve per fondare un’innovazione significativa e costruttiva, con una grave pregiudiziale: mancanza di fondi e di sponsorizzazioni.
Se non avessi potuto contare su veri amici, musicisti, scrittori, artisti, giovani talenti e librerie cittadine pronte a collaborare gratuitamente, sarebbe stata ancora più dura!
Ho fatto un bilancio rapido e a fior di pelle; tutte le volte che è terminato un Evento mi sono chiesta: ma quanto è amata la cultura in questa città, in questa provincia, in questa regione?
Prima di dare una risposta, vorrei rifarmi ad un’osservazione che sento ripetere monotonamente: “Con questa crisi economica, con questa sporcizia per le strade, con questo disinteresse generale per le categorie del bello, a che serve un bel concerto, una pregevole mostra di quadri, la conoscenza delle pubblicazioni? Non è preferibile volgere l’attenzione ai problemi dell’inquinamento urbano o del traffico?”
La domanda di per sé è legittima, ma non esaurisce il nocciolo della questione.
Non perché siamo in un momento di basso profilo in ogni ambito, dobbiamo perdere di vista la creatività, lo studio e la ricerca di quanti, anche silenziosamente e con difficoltà, continuano a coltivare il sogno di cambiare e di modificare vecchi clichè e superati modi di relazionarsi. E la velocità con cui si affermano globalmente stili multimediali di comunicazione non rappresenta un’innovazione ormai consolidata? Lettere, telegrammi e cartoline sostituiti da email, sms, blog, insieme ai canali di You tube e di Facebook adottati persino dal Papa e dai cardinali, ne sono la riprova. Ecco, è importante e fondamentale la cultura, solo che è necessario essere al passo con i tempi e mutare il registro delle relazioni. Anche questo è cultura, vivere in pieno il proprio tempo, girando a 360 gradi l’attenzione su ogni campo dello scibile e degli studi, delle prospettive creative ed originali ed allargare l’orizzonte oltre i confini della città e della regione, ponendosi con grande curiosità ad osservare come cambia rapidamente tutto, entrando nel sistema, non autoesludendosi.
Allora, la cultura serve?
La domanda in sé mi sembra addirittura pleonastica…essa, per noi, è primaria necessità, è fonte insostituibile di conoscenza, è il mezzo più efficace per entrare in relazione con le persone, diventa strumento di lavoro ed opportunità di realizzarsi, desuete ormai le classiche forme di assunzione.
In un recente viaggio a New York, ho avuto modo di vedere che i più grandi imprenditori gareggiano nello sponsorizzare eventi culturali per qualificare le loro attività: dovremmo augurarci che anche qui, dalle nostre parti, avvenga questo cambiamento senza più aspettare contributi statali…sarebbe fuori luogo!
L’amore per la cultura in senso lato patrocinato da pochi diventerebbe un bene per tutti ed un investimento di qualità…dal produttore al consumatore!
Se non ci scorciamo le maniche per far avanzare il meglio, affogheremo nella palude dell’ignoranza e dell’imbarbarimento, diventando complici e conniventi di un modo di fare che trascina verso il basso.
Noi vorremmo, al contrario, continuare a sperare….né Peter Pan, né Robin Hood, semplicemente cittadini attivi.