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Progetto Aversa Diversa
 

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The millionaire Antonio Santi

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La parola “destino” è il punto nodale dell’opera. E’ il destino e solo il destino che fa la fortuna o la rovina degli uomini. Destino che ben viene definito, ne “Il curioso caso di Benjamin Button”, come insieme di concause che hanno fatto andare le “cose” in un modo anziché in un altro (cfr. passaggio dove Cate viene urtata da un’auto ed è costretta ad una lunga degenza in ospedale).

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Il destino “salva” il protagonista da situazioni che avrebbero potuto essere tragiche, prima, fra tutte, quella in cui, grazie ed insieme al fratello “cattivo” (che alla fine si “pente” e non esita a cedere la sua vita per compensare il fratello dei torti fattigli), evita, con una fuga fortunosa, la cecità per mano degli sfruttatori di bambini. Il “destino” ha sentenziato che Jamal e Alika si amano e, difatti, alla fine, superando difficoltà gigantesche, di solito insormontabili, i due protagonisti riescono a ricongiungersi e vivere insieme. Una storia d’Amore, di un (altro) Grande Amore, ambientata in una società caratterizzata, anzitutto, da una povertà terrificante. Dove tutto è possibile. Dove accadono fatti a noi inconsueti e dove i bambini possono ritrovarsi senza nessuno al mondo e devono apprendere immediatamente, pena la morte sempre in agguato, a cavarsela da soli. Con queste società noi dobbiamo fare i conti, affermo tra parentesi. E’ una vergogna che esistano simili situazioni di povertà e degrado allo stesso tempo in cui esistono situazioni di spreco e sovrabbondanza. Questi “scugnizzi” indiani sono costretti ad inventarsi modi per guadagnare almeno un piatto di mangiare al giorno. Talora sono costretti a “fregare”. Chi può condannarli? Forse, dopo avere visto tanto degrado e tanta miseria, affermo, senza dubbio, che ben fanno gli ultimi della società a “fregare” i ricchi. Non è giusto che una parte della società viva in condizioni di assenza di tutto ed un’altra parte della società viva in condizioni di possesso di tutto. E gli enti unanitari? E i politici? E i G7, G8, G20? Aspetta e spera. Il finale positivo del film distoglie per un momento dalla tragedia sociale. Ma per poco. Usciti dalla sala di proiezione certe scene si ripetono continuamente dentro il cuore dello spettatore.


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