Tra i blog della controinformazione, per quel poco che contiamo, un paio ci hanno già dato atto di essere stati (purtroppo) buoni profeti. Partendo dall’analisi di Controinformoperdiletto, proviamo allora a puntualizzare qualcosa: >>>
– creare un partito unico di due entità così ideologicamente distanti in vigenza di una legge elettorale proporzionale era un’idiozia politica, lo avevamo detto in pochi, il sottoscritto modestamente arrivando a preconizzare che il partito unico avrebbe preso subito meno della somma di Ds e Margherita e presto meno dei soli Ds, cose puntualmente verificatesi, la seconda alle europee avrà una conferma esiziale a livello nazionale dopo l’assaggio sardo, se non si anticipa il congresso;
– anche senza volere ipotizzare un ritorno a due partiti distinti, è indispensabile che il nuovo Partito Democratico per poter crescere perda dei pezzi incompatibili con la propria collocazione nel centrosinistra: parlo dei teodem come la Binetti e di chi la emula come Rutelli (che in realtà dovrebbe cercarsi un lavoro fuori dalla politica, se avesse del pudore) – è questa una posizione presente tra le fila del PD, ad esempio in Chiamparino;
– con Veltroni e (speriamo) Rutelli, dovrebbero avere il coraggio di farsi da parte tutti quelli che negli ultimi dieci anni hanno avuto un qualche ruolo nel determinare questo stato di cose nella sinistra e direi nel quadro politico italiano: D’Alema in primis, ma anche Bersani (si, si: non è lui l’uomo nuovo) Franceschini Parisi eccetera, e fuori dal PD Pecoraro Scanio Giordano e company dovrebbero seguire Bertinotti a Caprera;
– questo repulisti generale dovrebbe facilitare l’unificazione dei vari rivoli in una sorta di Partito Democratico di Sinistra (l’attributo possiamo non metterlo nel nome, ma deve esserci di fatto), che lasci fuori da quel lato solo i comunisti combattenti e altri estremisti fuori dalla storia e dalla ragionevolezza minima;
– l’unificazione dovrebbe avvenire fuori da logiche politiche, ma esclusivamente in ragione dei valori che deve esprimere un partito progressista in uno stato democratico contemporaneo, che devono essere antagonisti a quelli del blocco conservatore che ha governato e direi portato sull’orlo del baratro il mondo negli ultimi dieci anni: Controinformoperdiletto è un blog e parla per iperbole, ma si può esprimere lo stesso concetto in maniera ponderata ragionando punto per punto – ed è questo che devono fare i 30-40enni del PD approfittando del cataclisma attuale…;
– sulla base di questo nuovo, essenziale e davvero alternativo alla destra, programma di massima, il nuovo PD ha la possibilità di catturare al centro i voti di quei cattolici che sono feriti ad esempio dalla brutalità dei berluscones sui temi etici come il fine vita (e i sondaggi su Eluana dimostrano che sono in tanti…) o come l’immigrazione (e qui anche la Chiesa ufficiale è allineata ai parroci in prima fila nell’accoglienza), e sennò di allearsi con un nuovo soggetto di centro se i transfughi margheritini lo fanno nascere o con l’Udc se semplicemente lo ingrossano confluendovi (scenario di gran lunga preferibile) a scopo elettorale: è il modello Prodi, ed è servito due volte a vincere le elezioni, non è bastato a governare, ma se la coalizione è di soli due soggetti potrebbe non ripetere gli stessi errori delle esperienze del Professore (compromesse dai rivoli di sinistra e di centro, oltre che dalla mancanza di una strategia comunicativa gestita professionalmente);
– questo modello è indubbiamente quello più aderente al principio di realtà, in vigenza di elezioni col proporzionale: i centristi antiberlusconiani votano il loro partito, i sinistrorsi il loro, e i due soggetti politici governano con un programma fatto delle parti simili dei loro programmi iniziali più parti frutto di un alto compromesso tra le parti meno simili – non è perfetto, concordo, ma le alternative sono o restare duri e puri ma inesorabilmente minoritari, oppure creare un inguacchio come il programma del PD veltroniano, che su tutte le questioni cruciali non prendeva posizione per timore di scontentare qualcuno e alla fine scontentando tutti (il famoso “maanchismo“…);
– il modello inoltre potrebbe ricevere nuova linfa, e infatti lo proponiamo solo dopo il repulisti generale, dal confronto tra teste nuove magari di meno di 50 anni e con pochissimi anni di politica di professione sul groppone (come Obama? si, come Obama…): se infatti si ripresenta come confronto tra uomini di apparato ex pci ed ex dc non se ne esce vivi…;
– tra questi dovrebbe emergere, iniziando da subito il confronto a partire dalle sezioni di quartiere, assolutamente da rianimare, il nuovo leader, talmente nuovo che quando compare tutti dovranno dire “chi?” per un po’….
Il programma, dicevamo, deve essere davvero alternativo alla destra. La questione non è di facile soluzione e ci devono lavorare molte teste, per cui buttiamo giù alcuni punti solo a titolo di esemplificazione:
ambiente ed energia, acceleratore a manetta sulla totale libertà di microproduzione e il risparmio energetico (si realizza in un paio di anni e vale da solo quanto 50 centrali nucleari);
sviluppo, fine della dittatura del PIL e della finanziarizzazione dell’economia (il vero sviluppo sta alla crescita del PIL come l’indice di gradimento sta all’Auditel, per intenderci…);
pensioni, separazione della gestione della previdenza, che resta all’Inps ed è già in attivo, dall’assistenza, che passa alla fiscalità generale;
trasporti e infrastrutture, no al Ponte sullo Stretto ed altre opere faraoniche costose ed inutili, come la TAV, si a tutte quelle per cui il rapporto tra costi e benefici sia favorevole (porti, ferrovie capillari, e intermodalità verso il progressivo abbandono del trasporto merci su TIR, banda larga internet per tutti, forti incentivi al trasporto pubblico cittadino e alla riconversione della produzione automobilistica all’emissione zero e alle piccole dimensioni);
informazione, garanzie di libertà di espressione per tutti (abolizione dell’albo dei giornalisti) e riforma del sistema radiotelevisivo ispirata a norme antitrust di stampo LIBERALE;
contratti di lavoro, lotta al precariato e riforma della legge cosiddetta Biagi;
casa, forte rilancio dell’edilizia pubblica abitativa, modello francesce o spagnolo;
laicità dello Stato, parità effettiva tra gli uomini di tutte le religioni e anche di nessuna religione, e nessuna deroga a questo principio nell’ordinamento giuridico;
scuola, rilancio della scuola pubblica e dello status di insegnante con massicci investimenti dalle elementari fino alla ricerca postuniversitaria – abolizione del valore legale del titolo di studio;
immigrazione, politica di utilizzo della forza lavoro immigrata come fonte di sviluppo in coordinamento con lotta al precariato e al lavoro nero, e di integrazione sociale e culturale in coordinamento con la politica della casa: se c’è casa e lavoro per tutti, italiani e immigrati, quasi tutte le fonti di attrito sociale vengono prosciugate sul nascere…;
sicurezza, unificazione delle forze di polizia e potenziamento del corpo unico risultante con conferimento in esclusiva dei poteri di ordine pubblico e occupazione capillare del territorio nazionale specie nelle zone critiche;
giustizia, annullamento della riforma berlusconiana della giustizia penale, con ripristino dell’azione penale in capo al singolo magistrato, e invece massicci investimenti per la riforma della giustizia civile, con l’obiettivo di ridurre a pochi anni la durata massima del processo in tutti i gradi di giudizio;
banche e finanza, passaggio in mani totalmente pubbliche di Banca d’Italia, con conferimento alla stessa dei poteri di vigilanza sul mercato azionario e finanziario (e inglobamento della Consob) e rafforzamento di quelli sul sistema bancario.
Oggi Berlusconi parla sulla stampa di nazionalizzazione delle banche, quindi quest’ultimo provvedimento è molto meno comunista del suo…. In realtà, a guardarli bene, nessuno dei punti di questo abbozzo di programma è bollabile come veterocomunista, e molti sono appetibili anche per l’imprenditoria progressista e il cattolicesimo sociale: il partito democratico, se deve rinascere, lo deve fare sulla base delle idee non degli apparati, e queste sono solo alcune di quelle che devono venire dal basso a costituire un sistema del tutto nuovo di valori davvero alternativo a quello imperante. Altro che antiberlusconismo, per rifare l’Italia bisogna cominciare con l’essere in un certo senso antiitaliani….