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Festival Cimarosa 2009 – Aversa ed il suo territorio Alberto Perconte Licatese

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Secondo Amato di Montecassino  Sergio donò a Rainulfo una ricchissima parte di Terra di Lavoro e molti casali. E Alfonso Gallo (Aversa normanna p.6) commentando il passo, precisa che questa parte di Terra di Lavoro corrisponderebbe alla Liburia. Sulla origine di questo toponimo molte sono state le discussioni sostenute da storici antichi, ma io mi attengo alla definizione di Plinio: “La Liburia era il territorio che si estendeva fra Capua e Cuma, dall’uno e dall’altro lato della via Consolare”. >>>

>>> Questo territorio era collegato da una fitta rete stradale, che in gran parte era frutto della centuriazione (Legnazzi, Del catasto romano e di alcuni strumenti di geodesia, Verona 1887,pag. 45, 208 segg.), che fu effettuata prima dagli Etruschi e poi dai Romani, quando, come ci tramandano gli storici, tra i quali Tito Livio e Velleio Patercolo,  mandavano nelle città soggiogate o tolte ai nemici, oltre i veterani, la plebe insubordinata della stessa Roma  e i soldati. Secondo Igino e Frontino Siculo, Giulio Cesare, nel primo consolato,  ridusse Capua in colonia  e vi mandò 20 uomini  per la distribuzione delle terre capuane a ventimila veterani. In seguito Cesare Augusto ridusse in colonia anche Atella  e Literno distribuendo, per ben due volte, la terra ai veterani. Il Padre Andrea Costa, nella sua “Rammemorazione  storica”, enumera 43 villaggi che facevano parte di questo territorio: “Eccetto Atella, città osca e Literno, troppo noti, gli altri deperirono forse  per la invasione vandalica sotto Genserico, forse per tremuoti o per vetustà cadenti e diserti al tutto nella feudale oppressione od assorbiti dall’azione di concentramento che li conglomerava in Aversa; fors’anco per devastazione di guerre distrutti o per inclemenza di cielo e di fato. Di essi parecchi ebbero una chiesa  parrocchiale e numerazione di fuochi; crebbero alcuni altri di qualche casupola  o d’una chiesetta  rurale, quanto bastò a potersi iscrivere sulle loro mura le cifre d’un barone, d’un marchese, d’un abate”. Per precisare quanto il Padre Costa asseriva, possiamo affermare che l’intero paesaggio  si svolgeva nel seguente modo: la parte più lontana era rappresentata da Pantano con le ville di Isola, Garillano, San Sossio; quindi veniva il Gualdo, cioè la selva che si estendeva dal mare fino alle mura di Aversa fuori Porta san Nicola e il lebbrosario di Santa Maria Maddalena. Presso il Mercato di Sabato era Savignano, quindi un po’ più a sud si stendeva il piccolo casale di Friano, Villa Degazani e Polvica. A sud-est di Savignano vi era la villa Cese con la silva Dominica e la silva Tuberola e, sullo stesso versante, Gricignano, Torano, Carinaro, Casignano. Dalla parte ovest Giugliano Degazano, Cirigliano  Casacugnana (fra Giugliano e il lago di Patria). Dalla parte nord Casandrino, Campolungo, Clausura  domini Marini, Turone, Spacio e la Paratine; dietro a questi Fratta, Grumo Nevano, Pascarola, Crispano, Nullito, Orta, Pomigliano, Sant’Elpidio Caucilione, Bugnano, Casapuzzano, San Donato; a nord-est Teverola Aprano, Bivano, Casaluce, Pupone, Villa Piro; altre borgate come Cauciano, Loriano Pilluni, Pilione o Piliuni;  a nord-ovest San Marcellino, Isola Le Peticasu, Pastorano, Post rivium, Cuzzuli, Cesa  Otrano, Aiola, Casoria, Selice, Terone; ad ovest Lusciano, Ducenta, Trentola, Cerbano o Cervano, Casacellare, Centora, Ventignano, Arbustolo, Parete, a nord Briana, Quadrapane, Casal di Principe, San Cipriano, Casapesenna, Calitto, Cupuli, Frignano piccolo e Frignano maggiore”. Di tutti questi villaggi  alcuni sono scomparsi, altri vivono una vita rigogliosa.


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