Archivio articoli

Seguici su:

Scarica l’Eco in PDF!

Vai alla pagina dei downloads

Editoria & CD

Scopri il CD di Domenico Cimarosa e i nostri libri

Enciclopedia di Aversa

L'Enciclopedia di Enzo Di Grazia

Guida turistica breve di Aversa

Guida turistica breve di Aversa

Progetto “Aversa Diversa: 1° Cultura, 2° Turismo”

Progetto Aversa Diversa
 

Festival Cimarosa
Festival Cimarosa 2009 – Campania: arte, archeologia, cultura e ambiente* Francesca Pandolfi

770.jpg

Campania felix, questo l’appellativo conferito dai Romani alla nostra terra, ad una delle più belle ed affascinanti dell’intera “Magna Graecia”, eppure spesso poco conosciuta o non adeguatamente valutata. Era tra le mete più ambite dei “grandi” dell’antica Roma, ospitò Enea e i suoi, accogliendo per sempre l’anima di Palinuro: lo stesso Virgilio, nell’epitaffio scritto di suo pugno, afferma, con animo fiero, “Nunc tenet Parthenope”. Ma quanti hanno avuto modo di leggere questa scritta sulla tomba del “vate mantovano”, tra l’altro a pochi passi da quella di Giacomo Leopardi sulla suggestiva collina che separa Mergellina da Fuorigrotta? >>>

>>> Sicuramente non tanti quanti visitano la Costiera amalfitana o l’Antro della Sibilla Cumana. Certo, non si tratta di luoghi di minore importanza, ma il rapporto tra Storia solennizzata e Storia dimenticata lascia nell’oblio tasselli importanti del mosaico delle grandi memorie. Basti pensare alle origini normanne della città di Aversa, al patrimonio culturale in essa presente, fatto anche di testimonianze concrete di una cultura cosiddetta minore, celata tra le pieghe di una Storia tanto “movimentata” quanto straordinaria. Osci, Sanniti, Normanni, Ottomani, Bizantini sono tra i protagonisti, più o meno importanti, di una realtà che ha visto succedersi e mescolarsi, nel corso di tremila anni, popolazioni che in qualche misura hanno segnato la Storia d’Europa. Come allora non prendere in prestito dal passato qualcuna delle più stupefacenti grida di ammirazione rivolte a questa terra: impossibile non citare Goethe perchè “qui si resta sbalorditi tra eventi della Natura e della Storia” ma anche Orazio che, sotto “il cielo più sicuro” tra Miseno e l’Averno, affermava “Nessun altro luogo al mondo è più splendente del golfo di Baia…”. Non è soltanto la “città sommersa” o il ventre dell’antica Puteoli o i resti della virgiliana Cuma ad accogliere il turista in cerca di miti e leggende di una grandezza antica ancora scolpiti nelle pietre e nel marmo;  quella di cui oggi si sente il bisogno è una regione a misura d’uomo, di un uomo non più legato al particolarismo provinciale ma un cittadino europeo, nuovamente disposto ad affrontare lo stesso “Gran Tour” degli artisti di fine ‘700 (Canova, Vanvitelli, Goethe, Shelley, Piranesi), che diffusero in tutt’ Europa le “vestigia” della rinomata Paestum e dell’intero Regno di Napoli. Lo stesso Carlo di Borbone chiese a Luigi Vanvitelli di costruire una reggia sul modello di quelle delle grandi capitali europee: il Palazzo Reale casertano, come del resto quello di Napoli, doveva essere una costruzione “massiccia” che sembrasse pesare sul suolo, come la regalità che ospitava gravava su quelle “contrade”. La Reggia doveva essere una dimora emblematica, simbolo della magnificenza, della politica, della vita artistica e culturale del Regno: quel “Bacio di Amore e Psiche”, forse scelto dal Canova in onore di Carolina Murat, conteneva in sé tutte le contraddizioni di un’epoca travagliata dalle campagne napoleoniche e dalla Restaurazione. Continua, dunque, perché in realtà mai interrotto, lo stupore antico del Grand Tour, alimentato da quel mito diffuso ovunque di una magnificenza e di una accattivante dolcezza della natura. L’amore per quell’ambiente, per quelle città un po’ frenetiche e chiassose, per quello stesso “passato glorioso” tanto ostentato dai nobili di tutt’Europa, accomunava uomini e donne d’ogni età: il tentativo, oggi, nell’era della tecnologia, è quello di offrire al turista non una semplice guida ma un modo per guardare ad ogni singolo “pezzo di Storia” come ad un documento vivente della cultura umana. Molto spesso, basta aver visitato un sito Web per vantarsi di conoscere una città, di comprenderne a fondo gli aspetti più squisitamente architettonici, storici e paesaggistici. Entrare a Pompei, Ercolano, Paestum, visitare le stanze della Reggia di Caserta o semplicemente passeggiare per i giardini di Capodimonte è tutt’altra cosa, vuol dire immergersi nelle intense attività di un tempo, sentire i profumi e i sapori di una terra che non smette mai di stupire con un fascino sempre nuovo. La Campania è, tra l’altro, la terra della Rivoluzione napoletana del 1799, della Pimentel Fonseca, degli intellettuali “martiri per disprezzo”: tutto ciò che ricorda anche il minimo particolare di questa Storia non merita di essere banalizzato, per la sua semplicità, da poche righe scritte in Internet! Vorrà pur dire qualcosa il fatto che, dopo quasi duemila anni, le rovine di Pompei, Ercolano, Paestum siano ancora lì ad attendere chi le ammiri! Prima ancora di invitare turisti stranieri occorre, anzitutto, “educare” e indurre ad una maggiore attenzione chi nato tra i “pabula laeta” del Casertano e il Golfo di Napoli. Raramente capita di ricordarsi della ricchezza delle zone in cui viviamo: tutti severamente ne criticano gli indiscutibili aspetti negativi, ignorando, però, quanta Storia possa ancora celarsi dietro cumuli di “immondizia”. E’ il caso dell’area nei pressi del Lago Patria dove, sperando in una tranquillità da tempo perduta, Publio Cornelio Scipione decise di essere sepolto, facendo incidere sulla sua tomba una frase dalle tinte provocatorie: “Ingrata Patria, non avrai neppure le mie ossa!”. Se ingrata fu Roma, altrettanto lo è stata l’antica “Litaernum”, che nulla ha fatto per serbare memoria del vincitore di Zama. Ecco allora che l’intervento di efficienti “Pro- loco” disseminate sull’intero territorio regionale può risultare utile per il patrocinio di iniziative culturali volte ad una più attenta rivalutazione di svariati siti storici o archeologici. Al di là della scelta delle aree da considerare “patrimonio UNESCO” o quanto meno mete turistiche, occorre incentivare iniziative come “Campania Artecard”, capaci di garantire vere e proprie vacanze a Napoli e in Campania in un percorso completo tra storia, arte e cultura. Si tratta di una sorta di “Pass par tout”, un mezzo rapido, economico (da un minimo di otto ad un massimo di trenta Euro)  ed efficace per visitare in tutta tranquillità un patrimonio a “misura di turista”. Un’altra importante iniziativa, fondamentale per rendere l’idea “Europe calls Naples”, è un progetto realizzato dal comune di Napoli e dall’Università Federico II con il duplice scopo di sviluppare nei Napoletani il senso di appartenenza all’Unione Europea e di fungere da intermediario nel bacino del Mediterraneo, favorendo scambi culturali e sociali, nonché economici, alla luce del turismo come una delle principali risorse finanziarie. Occorre, inoltre, incrementare la percentuale di sconto per scolaresche sia italiane che straniere e rendere gratuiti gli ingressi più di quanto già non si faccia. In tal modo, sarà certamente possibile richiamare sempre più il turista attratto non soltanto dalla grande concentrazione di beni archeologici e dall’alternarsi di località geologicamente singolari ma anche dall’umanità della sua gente. A Londra c’è infatti quello di Piccadilly, a Parigi quello di Clignan Court, Roma ha Porta Portese ma Napoli in fatto di mercatini, antiquariato, genuinità di sapori locali, non ha rivali! La cultura, così, anche nelle più ampie accezioni, aprirà a tutti le sue porte; sotto il Vesuvio, simbolo indiscusso dell’intera Campania, potrà esserci una nuova Napoli: non più la città della malavita ma il volto di una realtà che, “sponte sua”, offre se stessa a chi per negligenza di qualcuno troppo preso da “altro” non ha avuto modo di ammirare. Ricordo di aver letto su una parete pompeiana una frase forse tra le più significative, “Nihil potest durare tempore perpetuo”: cosa c’è di più vero? Il tempo cancella ogni cosa, è nella sua natura ma l’amore per la cultura, per il bello, quello davvero non scomparirà mai!

* Articolo già pubblicato su il nuovo L’Eco di Aversa cartaceo

 


www.ecodiaversa.com
Creative Commons License Questo sito utilizza un licenza Creative Commons License - Powered by Wordpress - Web Design by Claudio Lippi

Google Analytics
Amministrazione