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Dagli zuava ai jeans Vito Russo, professore

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Vito, vogliamo parlare di rock? Il caro Antonio Santi, avvocato in Roma e Madrid, editore dell’Eco di Aversa, ma innanzitutto amico, provocò in me una serie di reazioni a catena che mi riportarono in un attimo all’età della mia adolescenza, alla metà degli anni cinquanta. Risuonò improvvisamente il gorgheggio di Tony Williams, voce solista dei Platters, nella dirompente “Only you”, canzone melodica, ma di “rottura” nella concezione ritmica con il terzinato ostinato. In un momento di melodie malinconiche con rime baciate piene di “amor, cuor, furor, etc…; ma la sorpresa ancora più emozionante fu l’ascolto di un brano che allora sembrava un boogie-woogie: “Rock around the clock” cantato da Billy Haley and his comets che però si ballava in un modo che solo apparentemente somigliava al boogie.

Con il rock and roll arrivarono i jeans che eliminarono i pantaloni alla zuava, a mo’ di gendarmeria vaticana, che ci avevano accompagnato nelle emulazioni animate da commedia dell’arte dei mitici “D’Artagnan e i 3 moschettieri” (a pensarci da adulto molto pericolose se fatte da incoscienti fanciulli con finte ma acuminate spade di legno):  gli zuava erano un  passaggio obbligato per quelli lunghi da uomo; la gomma masticante già presentata dalle truppe americane, le bottigliette di birra che trasformavamo in bicchieri tagliandole sotto  il collo in un periodo in cui non si gettava niente: il vetro serviva per l’acqua, il vino, l’olio, il latte ed altri liquidi, la carta, quel poco che c’era e di pessima qualità, veniva richiesta e usata dai negozi per prodotti allora in vendita senza confezioni, la plastica non aveva ancora mercato e l’organico… finiva nelle stalle dove opportunamente… miscelato  con il letame e con il  contenuto dei pozzi neri diventava fertilizzante per la campagna: ecco, quell’olezzo pregnante e mefitico, che ricordo e incontro talvolta ancora oggi in campagna, ci eviterebbe tanti inquinamenti. Divagazioni… voli pindarici. E… il rock? Che c’entra? C’entra. Fu la colonna sonora di quel periodo ed un riflesso condizionato da una parola semplice ma prepotente mi punse ed in un istante la mia memoria fu abbagliata da ricordi e visioni e la mia adolescenza invasa da novità esaltanti. “Hail, hail, rock and roll, deliver me from the days of old”, (salve, R& r, liberami dai giorni di  vecchiaia)  mi trovai a ripetere i versi che cantava Chuck Berry e fu perverso ricordarlo… 60 anni (circa) dopo! ma  questo era esattamente quello che la musica stava facendo negli anni ’50, una evasione globale psichica chiamata rock ‘n’ roll.». Il rock and roll cantato da Bill Haley and his comets che ascoltammo nel film “Il seme della violenza” e nel film “Senza tregua il rock and roll” fu forse solo una canzoncina fra il country ed il boogie, ma originò il Rock che fu ed è un modo di pensare, di vivere e di suonare. Le languide danze sudamericane, cubane, i nostalgici slow, ed i pur ritmati cha cha cha e  sambe furono improvvisamente sopraffatti dalla nuova musica e dal nuovo ballo che in poco tempo diventò pure acrobatico (dame permettendo) con parecchie distorsioni e fratture di incoscienti ballerini. Elvis Presley con sinuoso moto pelvico ed ondeggiamento del bacino, Little Richard (prima della crisi mistica che lo condusse in convento) con selvaggia rabbia e gamba sulla tastiera del pianoforte, e tanti altri animarono i nostri balletti domenicali  (casalinghi) e contagiarono anche tanti che come me studiavano musica classica: il passaggio dal “Clavicembalo ben temperato” di Bach (poco gradito  a quella età, preferivo il vigore di Listz) al martellamento dei pianisti rock fu repentino, seguito subito dall’emulazione di suoni rauchi e ruggiti, che nelle intenzioni degli esecutori avrebbero dovuto essere canti (gli urlatori!) tanto da indurre la signora che aveva la sventura di abitare nell’appartamento contiguo al mio a chiedermi di cantare “comme quanno ve ‘ncazzate”. Mi viene un dubbio! Mi “sfreculiava” o le piaceva ed aveva intuito, nonostante l’età avanzata, il futuro del Rock? Il Rock, da distinguere dal rock and roll, va ben oltre un semplice stile musicale; come si vede nei film e in televisione, ha influenzato stili di vita, moda, atteggiamenti e linguaggio, originando inoltre altri sottogeneri musicali; il tema è complesso ed affonda le radici nelle culture che hanno popolato l’America ed hanno contribuito alla formazione di generi musicali diversi che spesso hanno in comune solo le note musicali. A pensarci bene, la signora mi prendeva bonariamente in giro ma, aveva colto in quella musica strana ed avventurosa, una nuova frontiera: e non si sbagliava.


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