“Vent’anni dopo” i valorosi moschettieri di Dumas seppero intraprendere una nuova loro gloriosa avventura. “Vent’anni dopo“ i nostri moschettieri di Caserta (amministratori) ignorano, scientemente, un’altra loro ingloriosa avventura: quella riferita alle problematiche universitarie del nostro ateneo casertano. >>>>
Compie vent’anni, infatti, il prossimo 27 Aprile 2012, il DPR istitutivo dei corsi accademici nelle sedi universitarie del casertano mentre restano insoluti i principali problemi ad esso collegati – Nome dell’ateneo, sede Rettorato, Policlinico.
Per il primo – quello del nome – va sottolineato come tutte le seconde università italiane nate – forzatamente – come secondi atenei, abbiano preso, dopo poco tempo, il nome collegato al territorio nel quale sono insediati: Roma, Milano, Viterbo, etc.
Solo Caserta – tra il silenzio imbarazzante della classe politica ed amministrativa locale – abdica davanti a questo sacrosanto suo riconoscimento, ineludibile per appartenenza, identità e territorialità.
Ancora oggi le nostre strade provinciali sono invase da cartelli indicanti l’acronimo SUN (Seconda Universita degli studi di Napoli), perenne mortificazione ed offesa per quanti, e furono tanti, la vollero nel nostro territorio quale momento di riscatto e di rilancio economico, culturale, sociale e civile delle nostre terre, obiettivi che restano, invece, al palo.
Di contro, poche e spesso isolate, in questi vent’anni, e quasi con rassegnazione, sono state le indignazioni per tali negazioni che non trovano riscontro in nessuna parte del nostro Paese, laddove, come da noi, si continua a registrare che un’istituzione formativa porti il nome di un altro territorio: quello napoletano. Sappiamo di vivere e sulla nostra pelle, tante altre gravi emergenze. Prima fra tutte quella dei nostri giovani privati del lavoro e per questo costretti a migrare al nord se non fuori del Paese. Da noi tanti sono quelli che sono costretti a recidere le loro radici.
A questa emergenza sono connesse tante altre ben note: dissesto finanziario, disastri ambientali, cave, rifiuti, inquinamento, sicurezza, illegalità, camorra, negazione del diritto alla salute, mancanza di servizi sociali.
Dare all’istituzione universitaria, insediata totalmente nel nostro territorio e con la quasi totalità dei suoi iscritti casertani, il nome che le spetta non risolverà d’incanto queste emergenze ataviche ma diventerà un segnale importante di un voler voltare pagina e di una riscoperta, da parte dei politici ed amministratori, di un loro doveroso scatto di dignità e di “amor loci“, da loro da troppo tempo vilipesi.
Con questo nostro ulteriore ed annuale appello ci rivolgiamo oggi ai tanti nostri cittadini indignati che vent’anni fa apposero 75.000 firme e parteciparono a cortei di protesta, a sit-in, a scioperi, a serrate, a vertenze ministeriali e a denunce perché questo insediamento universitario privilegiasse Caserta.
Tutto questo con un fattivo e pregnante impegno della Chiesa locale sempre in prima linea col Vescovo Nogaro.
Appello per rivendicare una primogenitura cui non possiamo rinunciare. Se Caserta non avesse affermato il suo diritto all’Università, la stessa non sarebbe nata, con beneficenza per tutto il Territorio di Terra di Lavoro.
Un ulteriore appello che rivolgiamo, ancora fiduciosi, anche ai nostri politici ed amministratori sempre pronti, in periodo elettorale, a promettere indiscusso impegno sul tema del cambio del nome per poi dimenticarsene subito dopo, rinunciandovi artatamente.
Un impegno, il loro, mai onorato benché da noi sollecitato costantemente con appelli e petizioni rivolti alle nostre assemblee elettive e sostenuti anche da 5000 firme, perché mettessero in campo non solo auspici ma soprattutto significative pressioni sul Senato Accademico, l’unico abilitato al cambio di nome della SUN.
Per quanto ci riguarda intendiamo ripromuovere quello spirito partecipativo di vent’anni fa attraverso azioni, iniziative, pressioni che portino questa nostra ventennale resistenza ad un approdo risolutivo.
Per il Rettorato va stigmatizzata la presa in giro di vederlo allocato in una sede prestigiosa come la Reggia vanvitelliana con il solo compito di fungere da Casella Postale o peggio ancora, da raccolta Rassegna Stampa, mentre la sede operativa vera resta ancora a Napoli via Santa Maria di Costantinopoli. Il Policlinico rimane, poi, in un impasse vergognoso ed inaccettabile, che solo una continua e caparbia azione sindacale riesce a tenere all’Ordine del Giorno, faticosamente.
Tutto questo, lo ribadiamo con le parole recenti di Mons. Nogaro, mentre a Caserta è indispensabile una sua identificata Università che promuova iniziative culturali efficaci e per sostenere un’azione politica illuminata e autonoma”.