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Finalmente estate… Maria Luisa Coppola

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Tutto l’anno si aspettano le vacanze, si programma una settimana o più di svago per ritemprarsi delle fatiche lavorative. Tramontate “Le smanie della villeggiatura” di goldoniana memoria, sono cambiate le abitudini degli italiani, che certamente non stanno tutto il periodo fuori casa: un tempo, la famiglia al mare, il papà in città (non sempre triste!), oggi una settimana ritagliata per un viaggio o una crociera, in visita alle città d’arte.

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A causa della crisi economica, in aumento il pendolarismo e l’ospitalità nelle seconde case dei parenti, ma il tutto si coagula nelle famose due settimane di agosto da bollino rosso…

Le agenzie di viaggio fotografano un orientamento chiaro del vacanziere 2012 che preferisce il mare alla montagna, le isole alla costa, aspetta le offerte last minute per l’affare conveniente, sogna viaggi d’avventura ma si fa i conti in tasca…sembra ancora un’Italia spensierata, che vuol mettersi alle spalle un inverno difficile, segnato da tante calamità, fanno notizia i treni strapieni, gli aeroporti presi d’assalto, le lunghe file autostradali ma, a guardar bene la situazione, il fenomeno di massa resta frastagliato, diversificato e legato alle esperienze personali. Se generalmente ognuno pensa per sé e si prepara al suo meritato periodo di vacanza, c’è chi in alternativa dà un senso diverso alle sue giornate estive, organizzando non solo per sé ma soprattutto per gli altri campi-scuola, pellegrinaggi in luoghi della fede, esperienze comunitarie al servizio dei più deboli. L’attività del volontariato non fa notizia, i giornali si gettano sul gossip che fa vendere con i nudi in copertina, ma è uno specchio ingannevole di un ristretto numero di balordi che vende se stesso in cambio di quattrini.

Il volontario che utilizza il suo periodo di ferie partendo con l’Unitalsi, vuole compendiare in una settimana un patrimonio di umanità: il treno bianco per Lourdes conduce ammalati di ogni età, infermieri, portantini, sacerdoti e laici che, in nome di una solidarietà concreta ed efficace, si recano dalla Madre di tutti noi ad invocare la sua protezione celeste. Mi  collego frequentemente sul sito di Lourdes, che dà immagini in diretta tramite la web cam, per notare il fiume umano che si snoda nella fiaccolata verso il piazzale dell’Incoronata, la fila ordinata e silenziosa davanti alla grotta in tutti i momenti della giornata, le candele accese per illuminare con la fede la notte delle tenebre…

Una vita che è vita, perché la catena umana con cui si presta aiuto al più debole, al più infelice condividendo lacrime e dolore, fa diventare migliori, più genuini, meno scettici ed egoisti, si varca il muro del personalismo per guardare indietro, non correndo verso il guadagno o l’utile, ma donando una parte di sé all’altro. La storia dell’Unitalsi ha un legame particolare con il Santuario Mariano di Lourdes che, ancora dopo più di cento anni dalla fondazione dell’Associazione, è la meta privilegiata dei propri pellegrinaggi. Era il 1903 quando il fondatore, Giovanni Battista Tomassi, figlio dell’amministratore dei Principi Barberini, partecipò al suo primo pellegrinaggio. Era un ragazzo poco più che ventenne, affetto da una grave forma di artrite deformante irreversibile che lo costringeva in carrozzella da quasi dieci anni; molto sofferente nel corpo e nello spirito per la sua ribellione a Dio e alla Chiesa. Avendo saputo dell’organizzazione di un pellegrinaggio a Lourdes, Tomassi chiese di parteciparvi con una precisa intenzione: giungere dinanzi la grotta di Massabielle e, qualora non avesse ottenuto la guarigione, togliersi la vita con un gesto clamoroso.

Ma ciò, fortunatamente, non accadde. Davanti alla Grotta dove l’Immacolata era apparsa a Santa Bernadette, venne colpito dalla presenza dei volontari e dal loro amorevole servizio vedendo quanto la condivisione dei volontari regalava conforto, speranza e serenità ai sofferenti.

Al centro della storia c’è, quindi, la carità vissuta come servizio gratuito dagli oltre centomila aderenti, uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disabili, senza distinzione di età, cultura, posizione economica, sociale e professionale. Sono stata varie volte a Lourdes, da sola ed in gruppo,  in occasione della  commemorazione dell’apparizione della Vergine l’11 febbraio ed anche d’estate, rinnovando nel mio cammino di fede la volontà di essere nei luoghi mariani; ma devo ammettere che l’esperienza più significativa è quella compiuta a fianco dei malati, perché ho avuto modo di constatare la forza, la bontà del malato che, mettendo da parte le miserie della quotidianità ordinaria, si eleva nella contemplazione della certezza dell’abbraccio di Maria che conosce di ognuno di noi le pieghe intime del nostro cuore e ci accoglie con materna comprensione.

Il volto dell’estate si colora d’azzurro e la moltitudine di fedeli accorsa in questi giorni a Lourdes conferma la straordinaria varietà di obiettivi e di talenti dei viandanti della commedia umana,  con  una sola conferma: il bene non fa notizia, ma sul nostro giornale sì!


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