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Ultima notte d’estate Francesco Privitera

notte estate.jpg

Eravamo giunti al termine delle
vacanze estive, avevo passato serate meravigliose, e avevo conosciuto persone
che non avrei mai più potuto dimenticare.
Era arrivato il momento, però, di lasciare quel piccolo paesino di mare
dell’Abruzzo, e di tornare a casa, a scuola, alla vita di tutti i giorni.

L’ultima notte dell’estate stava
finendo, non considerando quante cose avessimo ancora da fare, da dire, da
vedere. Ma infondo è così che funziona, ricordo i versi di una canzone che mi è
sempre stata a cuore: l’estate somiglia ad un gioco, è stupenda ma dura poco.

Forse è stupenda proprio perché dura
poco? >>>continua>>>>

Cosa la rende magica?  La consapevolezza del fatto che presto finirà?
Sarà questo a rendere anche la più banale cotta estiva un grande amore?


Mi sentivo così, follemente innamorato, e turbato da quella costante incertezza
estiva.
Anche quell’anno non ero riuscito a confessarle i miei sentimenti, e come
sempre temevo che l’estate seguente non ci saremmo visti.

Migliaia di dubbi mi tormentavano,
mentre accompagnavo Simo a casa.
Simo era la mia amica del cuore, appena i miei genitori me lo permettevano
prendevo il primo autobus e correvo da lei. Era la mia più grande confidente,
la mia spalla, l’amica che avrei voluto anche in città, nella vita di tutti i
giorni. Lei era l’unica a sapere della mia cotta per Nausicaa. Ogni volta che
andavo a trovare Simo, speravo di poter vedere anche lei, ma non vi riuscivo
mai. Rivedevo Nausicaa solo d’estate, con mio grande rammarico.

Salutai Simo davanti al cancello del
suo palazzo, promettendole che sarei tornato presto a trovarla, e regalandole
un cardigan, come usavo fare ogni estate, per provarle che sarei stato al suo
fianco anche d’inverno.

Mi dirigevo verso casa e riflettevo
sugli esiti della vacanza: tutto sommato avevo passato un mese fantastico, e
non avevo nulla da rimpiangere, eccetto una cosa – o meglio – una persona.

Alzai lo sguardo e la vidi, poco più
avanti, si dirigeva anche lei verso casa.
Nausicaa.

La rincorsi, non potevo confessarle
tutto, a dire il vero me ne vergognavo: odiavo l’idea di mostrarmi fragile agli
occhi di un’altra persona, oltre Simo.Posai una mano sulla sua spalla e lei si
girò verso di me.

<<Sai, domani parto, non
potevo andarmene senza salutarti..>>
<< Davvero? Allora fatti abbracciare, prima che parti! >>

Infilai la testa nell’incavo tra il
suo collo e la sua spalla e mi sentì a casa, più di sempre.
A casa non ci ero mai stato, eppure quella sensazione aveva un che di
familiare, un che di giusto, un che di : “Ecco dove vorrei vivere per sempre,
nell’incavo tra il collo e la spalla”.

Scoprì di essere vivo, per la prima
volta.

Scoprì che certe emozioni prima o
poi le provano tutti, dipende solo dalla persona che te le fa provare.

E non importa chi è, cosa è, dove vive e cosa
prova per te. L’importante è vivere.


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