per Il decimo anniversario della festa della Tammorra. Il quartiere era un
piccolo borgo abitato dai discendenti dei Sabini pre-esistente alla fondazione
di Aversa e rimasto fuori le mura cittadine fino al 1640. Molto radicato ancora
il culto per la Madonna dell’Arco e, collegate a esso, le tradizioni della
cultura popolare.
Se le parole ‘cilentane’ e
‘fronne’ vi fanno pensare, di primo acchito, al mare del Cilento e alle foglie,
nel luogo della festa in discorso avreste scoperto che sono due tipi di canti
popolari, entrambi a distesa: il primo è
il canto alla carrettiera. Nel caso di un canto “a fronna e limone”
intonato da più persone assisterete a una sfida, basata sull’improvvisazione, a
partire da un modello antichissimo di canto. I cantori sfidanti sono di solito
i campioni della propria paranza, il proprio gruppo di appartenenza. Perde chi
non riesce più a improvvisare. In effetti dal canto a fronna si sono sviluppati
le cilentane e le figliuole. La fronna è uno strumento primordiale di
marketing, usato anche dai venditori ambulanti o, in altri tempi, un modo di comunicazione tra
i familiari dei carcerati per parlare con loro dall’esterno in codice, per
trasmettere notizie o messaggi d’amore. Nella tappa aversana sono stati
eseguiti canti tradizionali e precisamente: la paranza di ‘Peppe o’ mericano’,
i ‘Via del Popolo’ con Mariella Menale e la paranza del maestro Marcello
Colasurdo.