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Progetto “Aversa Diversa: 1° Cultura, 2° Turismo”

Progetto Aversa Diversa
 

Festival Cimarosa
7 luglio 2016, II parte: a Palazzo Parente proiezione di un video documento di Pasquale Mottola Antonio Santi

la-Maddalena-Aversa.jpg

Il 7 di luglio dell’anno 2016 sarà
ricordato, dall’associazione Gaetano Parente, per due momenti fondamentali.
Primo, visita del Palazzo Parente e della Maddalena da parte del Console di
Francia a Napoli Jean-Paul Seytre; secondo, proiezione di un filmato – di
un’ora e mezzo, datato 1996, di Pasquale Mottola (associazione Don Chisciotte)
– contenente interviste agli ultimi ospiti della Maddalena dopo la legge che
“aprì” i manicomi d’Italia. Ciascun momento richiede brevi osservazioni. In
questa sede parleremo del secondo momento.  continua

 

Alle ore 21:00 si comincia, dopo
un animato dibattito per suggellare che la proiezione è opera, per la metà, di
Pasquale Mottola, associazione Don Chisciotte. Si comincia con la lettura del racconto:
“La Storia di Anita”, una ospite della Maddalena a causa soltanto dell’uso di
morfina. Lavorava come sarta, quando usciva dal manicomio si copriva gli occhi per
non assaporare la libertà, risultava orientata e con buona memoria. La cartella
clinica viene scandita da Francesca Prisco e Giulia Sagliocco a ritmo serrato,
si parte dall’arrivo nel complesso, si finisce con la morte, in poche ore e
dopo il coma, per problemi cardiaci. Un primo velo di tristezza si abbatte sui
presenti, quelli rimasti per avere avuto la pazienza di aspettare la fine della
diatriba sulla paternità del video. 

 

Dopo, la proiezione. Si sceglie di
proiettare la versione completa, di Pasquale Mottola, della durata di una ora e
mezzo. La scelta è quella giusta perché il video, almeno per me, è
sconvolgente. Interviste agli ospiti si alternano a immagini in scorrimento,
colte da un’auto in movimento, del complesso. Mano a mano che seguita la
proiezione mi sembra di poter affermare che tra manicomio e lager nazista le
vicinanze sono molte. Ospiti mal vestiti, trasandati, capelli come tagliati a
casaccio… e siamo nel 1996, negli anni dell’evoluzione economica del Paese. Mi
chiedo come è possibile che un Paese come l’Italia poteva consentire che
persone afflitte da patologie sopravvivessero in strutture insufficienti,
inadeguate ed in stato di abbandono o quasi… uomini, cioè, che acconsentono a che
altri uomini, loro simili, epperò sfortunati debbano vivere e morire come
nullità. Come tanti zero. E questo perché non si ha la capacità di dare affetto
e assistenza di qualità e personalizzata partendo dal principio che ogni uomo è
un unicum e richiede attenzioni speciali, individuali. Non è ammissibile in un
Paese civile quello che si vede nel film. Né giustificabile. Per le situazioni
in discorso soldi e personale si devono trovare. Si tratta di garantire i
diritti minimi e fondamentali di ogni uomo. Si assiste ad uno scorrere di vite
che appaiono come inutili. Nascita, morte, chi se ne frega. Peggio per te che
sei afflitto da patologie… E quando muori, c’è il dimenticatoio. Neanche
l’archivio, perché anche per questo servono soldi e persone. Vite di serie B,
vite di sfortunati. Intanto i calciatori guadagnavano e guadagnano cifre
assurde, gran parte di queste avrebbero potuto dare molto di più, in termini di
qualità di vita, agli sfortunati ospiti. Che ricordano un amore, che nessuno li
viene a trovare, che amano un altro ospite, che, dulcis in fundo, un bel giorno
se ne devono andare dall’habitat faticosamente costruito perché il manicomio chiude.
Per legge. Leggi fatte senza strutture e soldi. Modus operandi tipicamente
italiano. Pasticci all’italiana che interessano ogni campo.

 

E i colpevoli dove sono? Non ci
sono mai. Nessuno è responsabile. E’ il Sistema che si protegge e sopravvive.
Nemmeno è riscontrabile il sobbalzo di coscienza di garantire un archivio
storico che racconti, informi, lasci la memoria di tanta sofferenza,
solitudine, emarginazione. Ed è questo l’ultimo schiaffo che il Paese dà a
persone che hanno avuto la sola colpa di essere sfortunate. Ma nessun problema,
fuori, dentro a jeans di marca e suv scintillanti, ci sono i cattolici che
affollano le chiese e fanno offerte. Le loro preghiere sono sufficienti.
Preghiamo, pregate… facile, no? Ma perché, cristiano ricco e griffato, non hai
mai provato a dare un po del tuo tempo alla schiera di sfortunati? E sporcarti
le mani nella realtà? Dare un po’ d’affetto, un po’ di vicinanza, un po’ d’umanità
cosa ti sarebbe costato? Meno sole per l’abbronzatura? Una collana in meno?
Cristiano, ma tu, prima di andare in chiesa a sentire la messa, hai letto il
Vangelo?

 

L’A.G.P. ha avuto, da sempre, il
“pallino”, fisso, di voler portare Aversa nel Mondo ed il Mondo ad Aversa.
Come? Attraverso la Cultura. Meglio: attraverso l’utilizzo del patrimonio
culturale cittadino (per inciso: potremmo, per favore, andare oltre i Normanni
e cercare più illustri origini?). Altro, consequenziale e coerente “pallino” fisso,
è stato, quindi, quello di voler fare Cultura. Nell’ottica di “portare” Aversa
nel Mondo (ed il Mondo ad Aversa) l’A.G.P. si è data molto da fare. Prima ha
portato ad Aversa la Spagna. E, poi, la Francia. Ricorderete lo “Spagna Flash
Festival”, con il Liceo Spagnolo Cervantes di Roma. Poi l’evento: “Rispettare
le Regole”; prevedeva, anche, un triangolare di calcio con la partecipazione
della squadra dell’Ilustre Colegio de Abogados de Madrid.

 

Ora è stata la volta della Francia
con l’esposizione del fotografo Hugo Albignac incentrata sulla Maddalena e,
precisamente, “Spazi comuni / Frammenti della
Maddalena e dintorni”. Con l’Alto Patrocinio dell’Istituto di Cultura Francese
a Napoli. Il Console di Francia a Napoli è giunto sino ad Aversa per vedere la
mostra di Albignac. E l’occasione ha consentito all’A.G.P. di presentarsi al
Console e dichiarare, con massima umiltà, la più completa disponibilità per
future collaborazioni, per ospitare iniziative del Grenoble. La proposta mira
ad allargare le prospettive di una Città troppo chiusa e concentrata su se
stessa. E nasce dall’entusiasmo, dalla passione. All’importante momento sono
stati invitati e, quindi, presenti: il Comandante Guarino per il sindaco
impegnato a Caserta; Emilia Narciso di Unicef Comitato di Caserta insieme alla
preside Cecilia Amodio; il preside, dottor Autore, dell’Istituto Comprensivo
Statale Domenico Cimarosa, ad indirizzo musicale; Enrico dello Iacono,
Biblioteca Gaetano Parente; l’associazione il Giardino degli Aranci con il presidente
avvocato Raffaele Mazzarella e l’intero gruppo fondatore; Francoise Vidonne,
musicista francese residente ad Aversa; Salvatore de Chiara, direttore del
Civico Museo di Storia Militare. Impossibilitati a partecipare, con grande
dispiacere, Giulia Parente, già assessore ai Grandi Eventi del Comune di
Napoli; Elisabetta Garzo, Presidente del Tribunale di Napoli Nord; Maria Luisa
Coppola, presidente nazionale del Serra International Club; Domenico Napolitano
dell’ass.ne Aversa il Tesoro Sepolto. Terminata la visita, rinfresco per godere
di un sollievo dal gran caldo (caffè, gelato, sorbetto, acqua) e dazione di
omaggi dall’A.G.P. al Console e precisamente: la ristampa della Storia di
Aversa (“Origini e vicende ecclesiastiche della Città di Aversa”) di Gaetano
Parente; CD contenente alcune “Sonate per pianoforte” di Domenico Cimarosa
eseguite dal pianista Yago Mahugo Carles; l’Arco dell’Annunziata riprodotto, in
ceramica, dalla ditta Ceramicando. Ringraziamenti, propositi di collaborazione,
soddisfazione e, poi, il gruppo si è avviato alla Maddalena per effettuare la
visita.

 

Il permesso a visitare la
Maddalena è stato chiesto dall’A.G.P.. Sembrava impossibile ottenere
l’acconsentimento anche a causa dell’impossibilità a partecipare e guidare del
dottor Cunto, il responsabile dell’Archivio e della Biblioteca, a causa di
impegni non rinviabili. Si aveva avuto una sensazione come di “difficoltà” ad
aprire le porte. Qualcuno aveva lasciato trapelare che ciò era per un certo
senso di “vergogna” a mostrare un luogo difettante di manutenzione, anche
ordinaria. Sensazioni… Dinanzi alla gran voglia di visitare i luoghi dei nostri
ospiti, s’è pensato, allora, di telefonare ed invocare il permesso direttamente
ai vertici della struttura. Immediatamente è arrivato il consenso con grande
gioia di tutti. A dire il vero pensavamo di trovare materiali e luoghi in stato
di impraticabilità, ma, invece, dove abbiamo avuto accesso ci ha dato la
sensazione che con un po’ di buona volontà e lavoro i materiali siano
ordinabili. A parte ciò, è chiaro che il complesso appare come una cattedrale
buttata alle ortiche… come noto, del resto, da anni. E che per la remissione in
pristino occorrono milioni di euro che non si sa chi potrebbe tirare fuori (la
proprietà? Sponsor? Conduttori? Comodatari?). Quello che non si capisce è
perché, da anni, non è presa una decisione, qualsiasi. Trovare, cioè, una
soluzione compatibile con la storicità e destinazione dei luoghi. Profonda
tristezza, in ogni caso, a vedere pezzi del patrimonio culturale cittadino, che
“forestieri” chiedono, con passione, di poter visitare, in stato di fatiscenza,
abbandono, distruzione, inutilizzabilità. Di chi la colpa? Questa la domanda
che sorge e risorge continuamente spontanea. Perché uno o più responsabili
devono pur esserci. Speriamo che anche la visita del Console di Francia a
Napoli ci convinca che bisogna cambiare tendenza. Invertire il senso di marcia.
Viaggiare non più verso il suicidio ma verso la Cultura ed il Turismo, verso la
Vita.

 

Il video che ho visto, che abbiamo
visto dovrebbe girare, essere visto. E’ sconvolgente.


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