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Progetto Aversa Diversa
 

Attualità
Ero sano di mente Silvia Dalfelli

Ai tempi degli
uomini primitivi li chiamavano graffiti, oggi murales, ma anche se nel corso
del tempo i nomi delle cose subiscono una trasformazione, il loro significato
no.

Quando l’uomo
sente il bisogno di dare forma ad un pensiero della sua mente può fare tre
cose:      scrivere, disegnare o creare.

Quest’immagine
nasconde un messaggio e questo messaggio chiede aiuto.

“Voglio scappare”,
“voglio fuggire da questo posto”, non mi appartiene, ed io non appartengo a
lui.

È un mondo che ti
risucchia e la tua mente perde gradualmente ma molto rapidamente il contatto
con la realtà.

È un palcoscenico
nuovo, ma non sa di buono.

Tutto è così
diverso, strano, surreale. >>>continua>>>

Nel corridoio, c’è
una sedia con una gamba sola e la seduta vuota si appoggia alla parete del
lungo corridoio e si mantiene in piedi con una forza che non è quella di
gravità e nemmeno quella magnetica ……. È la forza della follia.

Qui dentro c’è
un’energia potentissima che ti sbatte contro i vetri o ti incatena ad un letto.

Non posso
muovermi, mi hanno legato, non ho l’uso delle braccia e delle gambe, tutto
rallenta, la mia energia si affievolisce, mi sto spegnendo.

Oggi sono in
piedi, mi hanno liberato, mi hanno detto che ieri ero troppo nervoso e avrei
potuto farmi male.

Sono nel grande
salone della ricreazione, sono in tanti … c’è anche Nina, è la piccola di casa,
non so perché sia finita qui dentro, è bellissima e molto vivace, non sta mai
ferma, è sempre pronta a giocare, a fare qualcosa, a scoprire tutto ed è solo
grazie ai suoi occhioni azzurri che riesco a ritrovare il contatto.

Prima ho sentito
gli infermieri, stavano parlando di Geremia… ora è in infermeria.

Ieri,ha preso una
gran rincorsa nel lungo corridoio e si è lanciato contro la vetrata, aveva la
testa tutta insanguinata.

Era un pò che
glielo sentivo dire, voleva uscire da qui, voleva respirare aria fresca, voleva
riempire gli occhi con i colori del giardino che c’è fuori, ma non glielo
facevano mai fare.

Dicevano che si
poteva far male, secondo me poteva solo stare bene.

Adesso lo so,
molti di noi stanno qui dentro perché le nostre famiglie ci vedevano diversi da
loro, e non saremmo serviti come braccia da lavoro nei campi, ma forse potevamo
diventare qualcos’altro, medici, poeti, insegnanti …. scienziati.

Io mi alzavo
sempre sulle punte dei piedi quando ero piccolo, e alzavo le braccia al cielo,
lo faccio ancora adesso, ma forse lo faceva anche Nureyev da bambino.

Non saprò mai se
avrei potuto essere più bravo di lui….

Le donne, invece,
escono, ma solo una volta al mese, le portano fuori per qualche
giorno, le lasciano andare avanti e indietro e poi le riportano dentro.

Dicono che gli
assorbenti costano troppo e qui dentro si sporcherebbe tutto.

Ho sentito dire
che ci sono anche dei forni grandi e lunghi, ma non ho mai sentito odore di
pane, solo di carne bruciata.

Eppure mangiamo
sempre polenta, la carne non ce la danno mai, ma qualcuno di noi ogni tanto
scompare e poi non lo vediamo più.

Chissà se domani
mi fanno uscire da qui, ma se non lo fanno scappo io, perché io….Ero sano di
mente.


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