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“Isole nella memoria”, mostra di Diego Sarra: notarelle a margine Antonio Santi

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Non amo l’arte
contemporanea. Appartengo alla schiera d’ignoranti che non capisce mai l’opera
contemporanea ed ama i paesaggi. Lo so, sono irrecuperabile, ma tant’è. Le
opere di Diego Sarra, in mostra sotto il titolo: “Isole nella memoria”, hanno
destato, però, il mio interesse. Non solo le ultime due, arrivate a Palazzo
Parente solo oggi, vagamente paesaggistiche ma anche e soprattutto quelle che
raffigurano una linea di mare e due mondi, uno sott’acqua, uno sopra. Direi che
sono tre, in particolare, i quadri che mi hanno colpito, in sequenza.
L’autoritratto è il punto di arrivo. Il trittico coglie il senso della vita di
ogni uomo. Senza possibilità, per nessuno, di affermare che quel senso non è
vero. Trascorriamo la vita con due faccie. Una esterna, una interna. Una
“aperta al pubblico”, una nascosta. Una fuori di noi, una dentro di noi. La
parte più interessante è senz’altro quella nascosta.
>>>continua>>>>>>

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Dove le idee e
le passioni si aggrovigliano trovando ragioni a volte sconosciute persino a
noi. E provocano, talora, manifestazioni esterne che non sappiamo a quale
ragione ricondurre, forse ad un semplice impulso dettato da chissà quali
motivi. Una situazione simile al dualismo causa e motivo del diritto privato
dei contratti. S’insegna che la causa è esterna, il motivo interno e, di
regola, senza rilievo. Anche nell’ambito dei comportamenti umani vale la stessa
regola. Conta la parte emergente di noi, il comportamento concludente, non il
groviglio interiore e nascosto. Eppure in quella parte interiore e nascosta si rintraccia
chi siamo veramente. E’ difficile per noi far emergere quella parte invisibile.
Forse potrebbe addirittura far paura e farci scoprire cattivi, egoisti,
egocentrici, instabili, cangianti, timorosi e via discorrendo. Chissà quante
volte comportamenti incomprensibili secondo una logica fredda e consolidata
secondo gli usi, costumi e consuetudini del tempo trovano ragioni molteplici
proprio in quella parte di noi che non appare e che il Sistema, inventore delle
cd. Categorie ordinanti l’umano sopravvivere, non vuole che si indaghi per
evitare l’anarchia, la ribellione. E la scoperta dell’inconsistenza di tale
Sistema che è solo autoritario ma non autorevole. Ad un certo punto del
percorso di vita è possibile fare un autoritratto serio. L’io di qua, l’isola
dall’altra parte. Noi guardiamo da lontano la nostra vita, il bagaglio formato
dalle cose risultanti all’esterno. In realtà l’impossibilità di mettere a nudo
la parte coperta e nascosta di noi impedisce a tutti gli altri di conoscerci,
di conoscersi veramente. Di penetrare dentro chi veramente siamo ma di tal
maniera resta sconosciuta la gran parte di noi a chiunque. Persino ad una
moglie o a un figlio. E’ la solitudine, per concludere, in cui versa, ob torto
collo, ognuno di noi. Soli con il bagaglio più importante e cioè non quello che
appare ma quello che non appare. Soli come atomi. Per una vita intera. E chi
afferma di conoscere l’altro – la moglie, il figlio – non dice il vero. Dice il
falso. Questa è, purtroppo, la tragica condizione dell’uomo. Solitudine,
atomismo
.


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