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Progetto “Aversa Diversa: 1° Cultura, 2° Turismo”

Progetto Aversa Diversa
 

Cultura | Storia
Alfonso Gallo durante la seconda guerra mondiale Salvatore de Chiara

Il ruolo di Alfonso Gallo nella Roma durante l’ultimo conflitto mondiale è recentemente emerso nel corso di un convegno presso l’Archivio Centrale dello Stato, nel quale la professoressa Maria Letizia Sebastiani, attuale direttrice dell’Istituto Centrale per la Conservazione ed il Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario che ha inglobato l’Istituto di Patologia del Libro creato da Gallo, ha illustrato i risultati di uno studio condotto sull’archivio di Alfonso Gallo.L’immagine tradizionale di Gallo, quella del tranquillo studioso immerso tra le carte, viene, così, ad arricchirsi di particolari inediti e di una vena battagliera sino ad oggi sconosciuta. Tra l’autunno 1943 e l’estate 1944, durante la presenza dei tedeschi a Roma, Gallo proseguì, pur tra varie difficoltà, le attività del suo istituto, venendo però a sapere che esso era finito al centro delle mire delle requisizioni tedesche. È lo stesso studioso aversano a ricostruire in un memoriale successivo le vicende di quegli anni, indicando anche una deliberata ostilità tedesca nei suoi confronti, derivante dalla sua ferma opposizione, alla fine degli anni ’30, alla cessione alla Germania nazionalsocialista del Codex Aesinas, un prezioso manoscritto medioevale  che riporta la più antica versione degli scritti di Tacito sui popoli germanici. A partire da quell’episodio, che lo vide contrapposto ad Hitler ed Himmler, i suoi rapporti con il mondo accademico tedesco si fecero difficili, anche durante una visita all’istituto da lui diretto del ministro dell’istruzione del Reich, Berhard Rust, emerse una certa freddezza nei suoi confronti. All’inizio del 1944 Gallo si era rivolto all’ambasciata tedesca per rivendicare il ruolo eminentemente culturale del proprio lavoro e per difendere l’Istituto di Patologia del Libro da eventuali razzie, ricevendo ampie rassicurazioni, che, però, non lo dissuasero dal nascondere in Vaticano intere ceste di documenti e libri preziosi. Nonostante tali rassicurazioni il successivo 23 marzo i militari germanici si presentarono a Gallo con l’ordine di requisizione di strumentazioni e materiali, minacciando di distruggere la struttura che ospitava l’istituto e tentando di trasferire in Germania sia il personale rimasto che lo stesso Gallo. Questi, invece, ritardò in ogni modo la spoliazione, difese i propri collaboratori e si rifiutò di abbandonare Roma, riuscendo ad evitare la completa distruzione dell’Istituto di Patologia del Libro fino all’arrivo degli anglo-americani. Ad addolorare particolarmente lo studioso aversano fu l’aver constatato che, per le informazioni di cui disponevano, i tedeschi erano stati sicuramente aiutati da un informatore interno che aveva tradito la sua fiducia. Nel dopoguerra Alfonso Gallo, che si era sempre considerato principalmente un uomo di cultura al servizio della conservazione del sapere, si adoperò per ottenere il recupero delle strumentazioni supersiti e riavviare le attività dell’istituto che aveva fondato. 


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