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Attualità
La scuola italiana è davvero aperta a tutti? V. D’Ambrosio

 
Durante il periodo d’emergenza sono emerse moltissime fragilità nel nostro Paese, una di queste riguarda sicuramente il sistema scolastico. La scuola, in questo periodo di pandemia, non è stata aperta a tutti, come recita l’articolo 34 della costituzione, perché ha escluso i più deboli, coloro che già prima faticavano nel integrarsi, generando così  disuguaglianze.
 

 
La scuola negli ultimi decenni, come una barca alla deriva, ha perso moltissimi pezzi e i motivi sono da ricercarsi nella circostanza che essa, sempre più, si regge quasi esclusivamente sulla buona volontà dei docenti ma ha poche risorse a disposizione, ma anche perché si è persa l’essenza stessa della parola scuola. Come confermano anche moltissimi dati, il sistema scolastico italiano di inclusivo ha poco o nulla. A subire queste conseguenze sono gli studenti diversamente abili, ma non solo, anche studenti che provengono da famiglie economicamente fragili: la loro voce fatica ad essere ascoltata, nonostante la gran volontà di costruirsi un futuro. Lo abbiamo visto soprattutto durante l’emergenza, durante il quale, nonostante da parte degli studenti ci fosse piena volontà di continuare gli studi a distanza, a causa di mancanza di apparecchi informatici (Tablet o Pc) o a causa di mancanza di connessione a internet, molti sono stati impossibilitati ad approcciare alla didattica online generando ancor più disparità sociale.
 
 
Capita di leggere sui social media le moltissime denunce delle mamme con figli diversamente abili che chiedono aiuto affinché non vengano discriminati. Spesso, invece, si parla dell’abbandono scolastico non comprendendo che il motivo di tale fenomeno è, anche, che lo studente viene escluso, non sentendosi accolto e ascoltato, e quindi decide di lasciare la scuola o per intraprendere la vita professionale oppure, specie al sud, per iniziare a delinquere, entrando nel vortice della criminalità organizzata. Purtroppo da anni nelle scuole emerge il fenomeno della segregazione tra scuole di serie A e scuole di serie B, tra classi ghetto e classi di alunni “prescelti”. È da troppo tempo che ci troviamo in questa situazione che quasi noi non ci facciamo più caso, ci siamo quasi abituati. Ora che queste problematiche sono emerse ancor di più è il momento di cambiare, dando vita ad una scuola che non discrimini, dove ogni alunno si possa sentire accolto indipendentemente dalla sua condizione economica o dalle sue caratteristiche fisiche. Una scuola dove si insegni che siamo tutti uguali perché è falso, ogni singolo alunno è diverso dall’altro: una scuola che include dovrebbe insegnare a rispettare la diversità dell’altro. 
 
In Italia abbiamo la fortuna di avere associazioni come Pianeta Idea che cerca di motivare gli studenti al fine di evitare l’esclusione sociale di alunni con problematiche legate anche allo studio ed all’apprendimento. Racconta Luca Raimondi, presidente di Pianeta Idea: “Pianeta Idea è orientata esclusivamente al benessere degli studenti mirando alla didattica, alla comprensione e all’apprendimento. Per questo motivo il suo scopo è orientato all’accoglienza per alunni che scelgono di non portare a termine gli studi o per studenti che abbandonano la scuola a causa di un disagio di natura sociale. La sua attività si svolge in tutta Italia con programmi di studio personalizzati “.


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