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Progetto Aversa Diversa
 

Cultura | Storia
Le statue aversane già distrutte Salvatore de Chiara

Partita in America come elemento delle proteste sociali e razziali, la furia distruttiva che prende di mira le statue del passato si è riversata anche in Italia, scagliandosi un po’ pigramente, e non poco pretestuosa, contro le effigi di uomini illustri del recente passato e di protagonisti del risorgimento. Il tentativo iconoclasta di moralizzare la storia e di piegare gli eventi passati alla sensibilità del presente non è, però, una novità dalle nostre parti, anche se pochi lo ricorderanno, già diversi decenni fa ad Aversa andò in scena l’assalto ad una statua la cui simbologia risultava inaccettabile per qualcuno.

A farne le spese fu il busto di Filippo Saporito, l’illustre psichiatra al quale Aversa aveva dedicato, nel 1960, una scultura bronzea all’interno della villa comunale. Saporito fu considerato un simbolo esecrabile del “passato regime” dai gruppi della sinistra extraparlamentare: esponente della borghesia cittadina, membro del direttorio provinciale fascista negli anni ’20, autore di una controversa relazione sugli scritti di Gramsci al tempo della sua detenzione, celebrato dalla classe dirigente democristiana dopo la sua morte. Per questi motivi nella prima metà degli anni ’80 un gruppetto di giovani e speranzosi rivoluzionari nostrani (oggi tutti diventati canuti e rispettabili piccoloborghesi) si cimentò, nottetempo, nell’assalto alla “pericolosa” erma, distruggendo il basamento in marmo e danneggiando parzialmente il busto. Si è voluto colpire in quella statua l’immagine di una società che si intendeva rifiutare, pur trattandosi di un personaggio particolarmente importante nella storia aversana del XX secolo e di uno scienziato di indubbio valore

nella storia della psichiatria italiana, al quale, senza che si fosse macchiato di alcun crimine o azione riprovevole, fu applicato il severo ed intransigente giudizio politico postumo, senza tenere in conto né le circostanze né le situazioni storiche dell’epoca in cui visse. L’azione vandalica, ammantata di ideologismo, ha, alla fine, raggiunto lo scopo, ma per motivi diversi: rimossa e chiusa in un deposito per anni per poi essere restaurata, si è perduta tra le pastoie burocratiche e non è più stata ricollocata, facendo perdere agli aversani un pezzo di memoria del passato.


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