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Informazioni sull'articolo

Questa pagina contiene un singolo articolo inserito il 08.07.16 16:24.

L'articolo precedente è
7 luglio 2016, I parte: visita di Palazzo Parente e Maddalena da parte del Console di Francia a Napoli Antonio Santi.

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7 luglio 2016, II parte: a Palazzo Parente proiezione di un video documento di Pasquale Mottola Antonio Santi

la-Maddalena-Aversa.jpg

Il 7 di luglio dell'anno 2016 sarà ricordato, dall'associazione Gaetano Parente, per due momenti fondamentali. Primo, visita del Palazzo Parente e della Maddalena da parte del Console di Francia a Napoli Jean-Paul Seytre; secondo, proiezione di un filmato - di un'ora e mezzo, datato 1996, di Pasquale Mottola (associazione Don Chisciotte) - contenente interviste agli ultimi ospiti della Maddalena dopo la legge che "aprì" i manicomi d'Italia. Ciascun momento richiede brevi osservazioni. In questa sede parleremo del secondo momento.  continua

 

Alle ore 21:00 si comincia, dopo un animato dibattito per suggellare che la proiezione è opera, per la metà, di Pasquale Mottola, associazione Don Chisciotte. Si comincia con la lettura del racconto: "La Storia di Anita", una ospite della Maddalena a causa soltanto dell'uso di morfina. Lavorava come sarta, quando usciva dal manicomio si copriva gli occhi per non assaporare la libertà, risultava orientata e con buona memoria. La cartella clinica viene scandita da Francesca Prisco e Giulia Sagliocco a ritmo serrato, si parte dall'arrivo nel complesso, si finisce con la morte, in poche ore e dopo il coma, per problemi cardiaci. Un primo velo di tristezza si abbatte sui presenti, quelli rimasti per avere avuto la pazienza di aspettare la fine della diatriba sulla paternità del video. 

 

Dopo, la proiezione. Si sceglie di proiettare la versione completa, di Pasquale Mottola, della durata di una ora e mezzo. La scelta è quella giusta perché il video, almeno per me, è sconvolgente. Interviste agli ospiti si alternano a immagini in scorrimento, colte da un'auto in movimento, del complesso. Mano a mano che seguita la proiezione mi sembra di poter affermare che tra manicomio e lager nazista le vicinanze sono molte. Ospiti mal vestiti, trasandati, capelli come tagliati a casaccio... e siamo nel 1996, negli anni dell'evoluzione economica del Paese. Mi chiedo come è possibile che un Paese come l'Italia poteva consentire che persone afflitte da patologie sopravvivessero in strutture insufficienti, inadeguate ed in stato di abbandono o quasi... uomini, cioè, che acconsentono a che altri uomini, loro simili, epperò sfortunati debbano vivere e morire come nullità. Come tanti zero. E questo perché non si ha la capacità di dare affetto e assistenza di qualità e personalizzata partendo dal principio che ogni uomo è un unicum e richiede attenzioni speciali, individuali. Non è ammissibile in un Paese civile quello che si vede nel film. Né giustificabile. Per le situazioni in discorso soldi e personale si devono trovare. Si tratta di garantire i diritti minimi e fondamentali di ogni uomo. Si assiste ad uno scorrere di vite che appaiono come inutili. Nascita, morte, chi se ne frega. Peggio per te che sei afflitto da patologie... E quando muori, c'è il dimenticatoio. Neanche l'archivio, perché anche per questo servono soldi e persone. Vite di serie B, vite di sfortunati. Intanto i calciatori guadagnavano e guadagnano cifre assurde, gran parte di queste avrebbero potuto dare molto di più, in termini di qualità di vita, agli sfortunati ospiti. Che ricordano un amore, che nessuno li viene a trovare, che amano un altro ospite, che, dulcis in fundo, un bel giorno se ne devono andare dall'habitat faticosamente costruito perché il manicomio chiude. Per legge. Leggi fatte senza strutture e soldi. Modus operandi tipicamente italiano. Pasticci all'italiana che interessano ogni campo.

 

E i colpevoli dove sono? Non ci sono mai. Nessuno è responsabile. E' il Sistema che si protegge e sopravvive. Nemmeno è riscontrabile il sobbalzo di coscienza di garantire un archivio storico che racconti, informi, lasci la memoria di tanta sofferenza, solitudine, emarginazione. Ed è questo l'ultimo schiaffo che il Paese dà a persone che hanno avuto la sola colpa di essere sfortunate. Ma nessun problema, fuori, dentro a jeans di marca e suv scintillanti, ci sono i cattolici che affollano le chiese e fanno offerte. Le loro preghiere sono sufficienti. Preghiamo, pregate... facile, no? Ma perché, cristiano ricco e griffato, non hai mai provato a dare un po del tuo tempo alla schiera di sfortunati? E sporcarti le mani nella realtà? Dare un po' d'affetto, un po' di vicinanza, un po' d'umanità cosa ti sarebbe costato? Meno sole per l'abbronzatura? Una collana in meno? Cristiano, ma tu, prima di andare in chiesa a sentire la messa, hai letto il Vangelo?

 

L'A.G.P. ha avuto, da sempre, il "pallino", fisso, di voler portare Aversa nel Mondo ed il Mondo ad Aversa. Come? Attraverso la Cultura. Meglio: attraverso l'utilizzo del patrimonio culturale cittadino (per inciso: potremmo, per favore, andare oltre i Normanni e cercare più illustri origini?). Altro, consequenziale e coerente "pallino" fisso, è stato, quindi, quello di voler fare Cultura. Nell'ottica di "portare" Aversa nel Mondo (ed il Mondo ad Aversa) l'A.G.P. si è data molto da fare. Prima ha portato ad Aversa la Spagna. E, poi, la Francia. Ricorderete lo "Spagna Flash Festival", con il Liceo Spagnolo Cervantes di Roma. Poi l'evento: "Rispettare le Regole"; prevedeva, anche, un triangolare di calcio con la partecipazione della squadra dell'Ilustre Colegio de Abogados de Madrid.

 

Ora è stata la volta della Francia con l'esposizione del fotografo Hugo Albignac incentrata sulla Maddalena e, precisamente, "Spazi comuni / Frammenti della Maddalena e dintorni". Con l'Alto Patrocinio dell'Istituto di Cultura Francese a Napoli. Il Console di Francia a Napoli è giunto sino ad Aversa per vedere la mostra di Albignac. E l'occasione ha consentito all'A.G.P. di presentarsi al Console e dichiarare, con massima umiltà, la più completa disponibilità per future collaborazioni, per ospitare iniziative del Grenoble. La proposta mira ad allargare le prospettive di una Città troppo chiusa e concentrata su se stessa. E nasce dall'entusiasmo, dalla passione. All'importante momento sono stati invitati e, quindi, presenti: il Comandante Guarino per il sindaco impegnato a Caserta; Emilia Narciso di Unicef Comitato di Caserta insieme alla preside Cecilia Amodio; il preside, dottor Autore, dell'Istituto Comprensivo Statale Domenico Cimarosa, ad indirizzo musicale; Enrico dello Iacono, Biblioteca Gaetano Parente; l'associazione il Giardino degli Aranci con il presidente avvocato Raffaele Mazzarella e l'intero gruppo fondatore; Francoise Vidonne, musicista francese residente ad Aversa; Salvatore de Chiara, direttore del Civico Museo di Storia Militare. Impossibilitati a partecipare, con grande dispiacere, Giulia Parente, già assessore ai Grandi Eventi del Comune di Napoli; Elisabetta Garzo, Presidente del Tribunale di Napoli Nord; Maria Luisa Coppola, presidente nazionale del Serra International Club; Domenico Napolitano dell'ass.ne Aversa il Tesoro Sepolto. Terminata la visita, rinfresco per godere di un sollievo dal gran caldo (caffè, gelato, sorbetto, acqua) e dazione di omaggi dall'A.G.P. al Console e precisamente: la ristampa della Storia di Aversa ("Origini e vicende ecclesiastiche della Città di Aversa") di Gaetano Parente; CD contenente alcune "Sonate per pianoforte" di Domenico Cimarosa eseguite dal pianista Yago Mahugo Carles; l'Arco dell'Annunziata riprodotto, in ceramica, dalla ditta Ceramicando. Ringraziamenti, propositi di collaborazione, soddisfazione e, poi, il gruppo si è avviato alla Maddalena per effettuare la visita.

 

Il permesso a visitare la Maddalena è stato chiesto dall'A.G.P.. Sembrava impossibile ottenere l'acconsentimento anche a causa dell'impossibilità a partecipare e guidare del dottor Cunto, il responsabile dell'Archivio e della Biblioteca, a causa di impegni non rinviabili. Si aveva avuto una sensazione come di "difficoltà" ad aprire le porte. Qualcuno aveva lasciato trapelare che ciò era per un certo senso di "vergogna" a mostrare un luogo difettante di manutenzione, anche ordinaria. Sensazioni... Dinanzi alla gran voglia di visitare i luoghi dei nostri ospiti, s'è pensato, allora, di telefonare ed invocare il permesso direttamente ai vertici della struttura. Immediatamente è arrivato il consenso con grande gioia di tutti. A dire il vero pensavamo di trovare materiali e luoghi in stato di impraticabilità, ma, invece, dove abbiamo avuto accesso ci ha dato la sensazione che con un po' di buona volontà e lavoro i materiali siano ordinabili. A parte ciò, è chiaro che il complesso appare come una cattedrale buttata alle ortiche... come noto, del resto, da anni. E che per la remissione in pristino occorrono milioni di euro che non si sa chi potrebbe tirare fuori (la proprietà? Sponsor? Conduttori? Comodatari?). Quello che non si capisce è perché, da anni, non è presa una decisione, qualsiasi. Trovare, cioè, una soluzione compatibile con la storicità e destinazione dei luoghi. Profonda tristezza, in ogni caso, a vedere pezzi del patrimonio culturale cittadino, che "forestieri" chiedono, con passione, di poter visitare, in stato di fatiscenza, abbandono, distruzione, inutilizzabilità. Di chi la colpa? Questa la domanda che sorge e risorge continuamente spontanea. Perché uno o più responsabili devono pur esserci. Speriamo che anche la visita del Console di Francia a Napoli ci convinca che bisogna cambiare tendenza. Invertire il senso di marcia. Viaggiare non più verso il suicidio ma verso la Cultura ed il Turismo, verso la Vita.

 

Il video che ho visto, che abbiamo visto dovrebbe girare, essere visto. E' sconvolgente.

 

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